Un testo che mi ha spiato e scrutato, da quando ero piccolissimo, per ogni mio ignaro e frettoloso passaggio di fronte al suo dorso intatto e arancione, che ha occupato la mia vecchia casa per decenni, e che solo adesso attacco in modo deciso, forse perché ho trovato il coraggio e non più per la solita o frettolosa consultazione, ma per il desiderio di scavare in quella prospettiva austera di ricerca, che credo ancora così moderna, in un'ampia parabola dove snoda e snida pensieri lontani, ariosi o controversi, dalla filosofia più antica in un discorso ampio e organico che dalla teologia abbraccia la storia di un pensiero vorace e quel suo grande azzardo al gioco e al dolore di un mistero.
Vi è una zona iniziale del testo, dove Küng enumera i suoi propositi di sviluppo e tra questi, in una stoccata di grande e confortevole eleganza, scrive così:"Qualche tempo fa, alla domanda se credesse in Dio, un Premio Nobel inglese rispose: Of course not, I am a scientist! Questo libro è sostenuto dalla speranza che inizi una nuova era in cui la risposta sia invece: Of course, I am a scientist! Naturalmente, sono uno scienziato!".
Vi è una zona iniziale del testo, dove Küng enumera i suoi propositi di sviluppo e tra questi, in una stoccata di grande e confortevole eleganza, scrive così:"Qualche tempo fa, alla domanda se credesse in Dio, un Premio Nobel inglese rispose: Of course not, I am a scientist! Questo libro è sostenuto dalla speranza che inizi una nuova era in cui la risposta sia invece: Of course, I am a scientist! Naturalmente, sono uno scienziato!".
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