Lungo la passeggiata pomeridiana sul litorale, ieri pomeriggio, prima delle quattro, ho avvertito la sincerità della luce, nell'aria pulita di quel momento. Come se il tutto risuonasse scandito della sua nudità, con la sensazione dei miei passi e l'ascolto leggero della vita.
Sembrava tutto perfetto, come solo la tristezza a questo mondo sa esserlo. Anche l'ascolto della vita era diverso. Un ascolto nitido, classico, disabitato. Un ascolto sincero, senza alterazioni e interferenze.
Sembrava tutto perfetto, come solo la tristezza a questo mondo sa esserlo. Anche l'ascolto della vita era diverso. Un ascolto nitido, classico, disabitato. Un ascolto sincero, senza alterazioni e interferenze.
La sincerità dei colori nell'aria a volte è solo un momento, un filo debole di fumo. In altri casi, come ieri, sembrava pervadere anche delle parti più interne e lontane, che si promisero di colpo a nudo, per il solo fatto di abitare quella strana luce delle quattro, di farsene quasi più terse attraverso, come se fosse il primo istante di scuola o di tutto, di quello che si è e che forse non si è mai stati, o anche dell'intera creazione.
Anche le parole potrebbero avvincersi di quest'aria di pace e di solennità. Ma dopo quanto tormento?
p.s.
Eppure pensavo che il titolo di questo post lo conserverei per un mio racconto. O anche per qualcosa di più lungo: il titolo di una raccolta o di un romanzo, per esempio. Quella strana luce delle quattro. Perché no?
l.s.
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