Da sempre affascinato dai carteggi epistolari, dispensatori di molte informazioni, illuminazioni e verità di sguardo, a volte molto limpide e dirette, acquistavo questo sabato, a Gaeta, "Lettere a Brambilla" di Dino Buzzati, tra l'altro in una splendida Prima Edizione (anno 1985). Avevo rischiato di perderlo, ma evidentemente queste lettere mi toccavano, in qualche modo mi aspettavano; molto spesso succede così con i libri, così come con le persone, le storie, le situazioni. Una sorta di incontro già scritto, predestinato.
Di Buzzati, tra i diversi testi in mio possesso, mi mancava questa prospettiva privata, – anche se di un uomo che non aveva segreti – composta da centinaia di lettere scritte al suo amico più caro, Arturo Brambilla, rese disponibili nell'originale dalla signora Franca Ageno Brambilla. Carteggio cominciato nel 1919, quando lo scrittore Buzzati aveva soltanto tredici anni "...quando comincia questo epistolario, ne sta per compiere quarantacinque quando la lunga corrispondenza dello scrittore si interrompe. E nell'arco di circa trent'anni scorre, pagina dopo pagina, il racconto quotidiano della sua vita".
E come lo stesso Buzzati scrive, come personale epigrafe al suo lungo volume di lettere "Secondo me le lettere devono essere una conversazione scritta".
È proprio così. Queste lettere lo sono.
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