Quello che mi capita a volte segue un suo filo invisibile dove mi accorgo che i miei occhi svelano un copione riflesso e misterioso, attraversato da vicende e situazioni sempre più insolite e particolari.
Anche da universi insondabili di tenerezze improvvise e inattese.
La testimone di nozze, questo mattino, al matrimonio di un'amica, viene incontro a me e a mia madre, con uno sguardo commosso, emozionato. Questa giovane donna insegna italiano a Madrid; adesso è moglie di un medico che esercita anche lui in Spagna, e mi dice che tutte le mattine, prima di cominciare la sua lezione, pensa a mio padre Michelangelo. Alle sue lezioni, per lei rimaste ancora indimenticabili, alle quali si appiglia, si ispira di continuo.
Lo diceva con un'espressione così tenera e ispirata, come se quel suo pensiero che ci teneva a comunicarci, le premesse dentro da tempo. Lo diceva con uno sguardo così partecipe di quell'assenza così presente nella sua vita lontana di insegnante, ma anche con un atteggiamento di grandissima umiltà, che conoscendo lo spessore e il livello della persona, mi hanno fatto pensare. Una persona può attraversare viali, aeroporti, regioni federali, per aver fatto cultura in un certo modo; per aver fatto del bene attraverso la comunicazione della sua cultura, del suo dono.
La testimone di nozze era molto elegante e commossa e contenta di vederci, e la sua emozione mi ha sospeso, riuscivo a dirle poco, giusto qualcosa, come è nel mio stile quando vengo raggiunto da certe particolari evocazioni.
Più avanti, nel pomeriggio, si riprende a parlare, mi presenta suo marito medico, e anche lui mi dice di quanto sia presente mio padre nelle loro lunghe giornate a Madrid.
E lei: li ho conservati tutti i temi del triennio, mi dice, che tuo padre ci restituì e ai quali ritorno di continuo e le cui tracce le ripropongo sempre ai miei alunni. Io sono piccola così, di fronte a lui, mi fa, ma facendo in questo modo mi sento più forte. E la prima lezione sull'Illuminismo, continuando, ricordo ancora le prime parole di tuo padre, e anche come impostò Virgilio, e quanto Virgilio abbia accompagnato altri argomenti, da quella sua angolazione così singolare.
Si parlava nel sole, quando ebbi un lampo, e ricordai che la testimone e insegnante a Madrid, faceva parte di quel gruppo di ragazzi che nell'ultimo anno, dopo gli esami, avevano regalato un'audiocassetta a mio padre dove avevano registrato tutte le loro voci. Ciascuna voce un pensiero, un pensiero da ragazzi, un ricordo, una battuta, ma che rifletteva e tesseva di un percorso, di una sensazione di abbandono a un viaggio misterioso e affascinante, dal quale ciascuna di quelle voci faceva fatica a scendere.
Ed io: credo di avere ancora quel nastro con le vostre voci, credo che sia quella stessa Terza, l'unica terza che è rimasta unita, nel tempo, grazie al suo professore.
Ma come, mi fa lei? Quello è l'unico nastro che avevamo, non ne abbiamo altre copie. Sarebbe bellissimo se in qualche modo...non so...
Sono certo di averlo. Siamo rimasti d'accordo, prima di salutarci, che avrei fatto il possibile per doppiare in qualche modo quel nastro con le loro voci, anche registrandolo con un cellulare, come stesso lei mi proponeva, così lo avrei recapitato a sua madre o comunque ad altre persone in comune di quella classe. Anche da Madrid, mi diceva, sono ancora in contatto con molti di loro, pensa che bello, però...
Poco prima di scrivere questo post, mi sono accorto che nell'unico luogo dove ero certo potesse trovarsi il nastro con le loro voci, il nastro non c'era più.
Ho ancora la polvere sulle dita, mentre scrivo, per quante vecchie audiocassette ho tirato fuori per controllare. Ma è l'unico a mancare all'elenco: il nastro con le voci di Terza...
Chiudo questo post con la speranza di cercare meglio, di ritrovarlo, un giorno o l'altro, o quanto prima. Sapendo che nei pensieri di quell'insegnante di Madrid, le loro voci di un tempo sono ancora in attesa di parlare, al buio, nella mia casa italiana.
Lo spero:
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