lunedì 27 maggio 2013

La scrittura e le gambe delle donne.

Una storia che funzioni potrebbe non funzionare per niente. Una storia che abbia tutte le caratteristiche, il potenziale per essere equilibrata, intensa, perfetta, potrebbe rimanere ferma, come se non scritta, mai nata o pensata.
Se racconto qualcosa, quasi mai conta il cosa. Ma il mistero tra quello che sento di dire e l'utilizzo personale dello strumento con cui lo dico. Quelli che insistono sulle regole e sulle sezioni auree perché una struttura narrativa abbia i documenti a posto, ignorano, forse anche consapevolmente, qualche volta, che in certi casi una dose di clandestinità può giovare a certe condizioni.
Non è mai quello che ti dico che farà sì che tu ritorni da me.
Ho letto stesse situazioni scritte da persone diverse. Situazioni simili elaborate da scritture dissimili, lontane. Una stessa idea, una stessa identica idea, può spezzarmi il fiato o lasciarmi del tutto indifferente, assonnato, intorpidito, senza che la mia vita abbia minimamente risentito del suo passaggio. Anche un'ottima idea, può essere fumo. Assolutamente sì; soprattutto un'ottima idea, specie se troppo collaudata, rettificata, protetta, esibita.
Ho letto idee bellissime che mi sono scivolate addosso, senza toccarmi. Scivolate come se sognate. Fumose, in certi casi noiose. Geniali ma noiose. Geniali ma inutili. Non vi è nulla di strano in quello che ho appena scritto. In diversi casi un'idea geniale che voglia nutrirsi di se stessa, è assolutamente inutile.
Che cosa conta allora, perché quella certa idea si ammanti di quel particolare che me la renda equilibrata, intensa, importante, fisica? Quello che non si vede. La fucina. La velocità dell'auto, di una qualsiasi auto in corsa, è qualcosa che puoi misurare e modulare e modificare, non così l'efficacia di una qualsiasi storia. Deve esservi un tipo di scrittura che stravolga e avvolga questa storia di un suo flusso, di un flusso che la imprima di un suo mood, che la renda irripetibile e non solo appetibile, pur contenendo elementi già visti, sentiti, conosciuti. Un particolare assetto e congegno misterioso che renda impossibile comparare quello che avviene come se già esisitito e accaduto. Che renda impossibile la possibilità di ogni misurazione o confronto con altro, dal momento che non se ne ha il tempo, così come non si avrebbe il tempo di fare e di osservare qualsiasi altra cosa quando un bambino salendo in braccio a una madre giovane o  una possibile zia, le scopre irrimediabilmente le bellissime gambe, quando quella intanto finge di non accorgersene e si ricompone con un attimo di ritardo, semmai catturando per caso o per rapina il tuo sguardo appena ferito dal misfatto – nessuna minigonna inguinale potrebbe mai competere con un attimo sospeso e tenebroso del genere.
Un libro e una certa ottima scrittura faranno lo stesso: ti prenderanno alla gola scoprendo le gambe davanti alla tua vita, come se fossero le prime o le uniche gambe al mondo mai viste o scoperte per sbaglio, con appena una puntina velenosa di ritardo nel riassetto e di sguardo dall'ombra, che non ti dia più nessuna garanzia e speranza di pensare ad altro.
Credo.

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