In questo mattino di pioggia fitta, ma così autunnale, forse il primo giorno autentico di una stagione che amo in modo particolare, mi appresto a preparare il materiale selezionato da revisionare, quello da infornare in stampa e su cui lavorarci in un'immersione profonda, senza tempo.
Fino a ieri, tra i testi che avevo selezionato, ve ne erano alcuni che immaginavo molto diversi e maturi, che mi rassicuravano sulla possibilità di potervi accedere e intervenire con quella gioia e quella fame da lupi, che di solito è l'unico segnale più affidabile e ispirante per procedere. E invece tutto quello che immaginavo e che credevo pronto e disponibile per essere sezionato, manipolato, adesso rimarrà ancora intonso, in attesa, mentre un altro testo, a sorpresa, un lavoro mezzo dimenticato, un romanzo del 2009, (mai successo di aver accantonato una bozza prima per tanto tempo: sono molto curioso di scoprire quanto dureranno le atmosfere che mi hanno convinto, a mio rischio, a metterlo in revisione prima degi altri) che mi ha colpito in modo particolare, nella scorsa notturna di alcuni suoi blocchi che ho aperto solo ieri dopo anni, per il tipo di suono, per una sua luce molto insolita e vaga, raccolta, ecco il termine esatto: una luce e una dimensione raccolte, che gli altri testi a cui avevo dedicato la mia attenzione pianificante, non mi hanno ancora rivelato, almeno non con quest'intensità. Per cui utilizzerò questo testo come base di lavoro, in più aggiungerò qualche racconto scritto quest'estate. E intanto la pioggia scende e mi riaccende.
Buona giornata a chi non si arrende:
0 commenti:
Posta un commento