Pierre Joubert scorge la luce accesa della cucina tra i rami degli alberi. L'unica possibilità è quella di entrare e salire sopra di corsa, dicendo di aver già mangiato, senza lasciare il tempo a Luisa di guardarlo per bene in viso, di domandare. Il resto lo avrebbe deciso in seguito e con più calma. Si avvicina alla casa. Luisa è sudata accanto al forno acceso. Al rumore dei passi, abbassa la testa alla finestra, scosta la tendina e vede Pierre avanzare con affanno, nelle ombre: il volto basso e rabbuiato, i capelli sugli occhi. La porta di ingresso è ancora socchiusa. La donna sospira, comincia a prendere la tovaglia, mentre il ragazzo impegna l'ingresso e si scaglia dritto verso le scale, senza nemmeno lanciarle una voce. Arriva in pochi balzi nella sua stanza e vi si chiude dentro a chiave. Due mandate schioccano nella tempia di Gèrard, che solo allora ritorna vivo e riapre gli occhi. Il rumore della porta chiusa scuoterà Luisa e anche Gèrard, che da distanze e in posizioni diverse gireranno il capo allo stesso modo, avvertendo nell'aria qualcosa di strano e di indefinibile.
Pierre intanto si distende sul letto, immobile. Il viso è ancora fresco di escoriazioni, gli occhi aperti e sbarrati al soffitto. Ma il sangue è molto calmo e non cammina più. Adesso sta tremando e suda freddo. Ha i vestiti sgualciti e sporchi della sabbia bagnata di Camargue. Respira forte, chiude gli occhi e si apre con una mano la patta del pantalone; i palmi allargati e ancora macchiati di sangue.
Il viaggio delle due donne continua nella pioggia, con le loro voci nel treno, appena più stanche.
“A volte fa molto male il sentirsi amate.”.
“Il sentirsi amate è il sentirsi sole al mondo”.
“Si è da sole al mondo solo nel sentirsi amate”.
"Adesso è diverso, quel momento, o è già passato".
“In un posto così piccolino, ci mangeranno vive...".
“Lo vuoi un uccellino?”.
“Uno vivo?”.
“Un uccellino vivo, allora?”.
Pierre intanto si distende sul letto, immobile. Il viso è ancora fresco di escoriazioni, gli occhi aperti e sbarrati al soffitto. Ma il sangue è molto calmo e non cammina più. Adesso sta tremando e suda freddo. Ha i vestiti sgualciti e sporchi della sabbia bagnata di Camargue. Respira forte, chiude gli occhi e si apre con una mano la patta del pantalone; i palmi allargati e ancora macchiati di sangue.
Il viaggio delle due donne continua nella pioggia, con le loro voci nel treno, appena più stanche.
“A volte fa molto male il sentirsi amate.”.
“Il sentirsi amate è il sentirsi sole al mondo”.
“Si è da sole al mondo solo nel sentirsi amate”.
"Adesso è diverso, quel momento, o è già passato".
“In un posto così piccolino, ci mangeranno vive...".
“Lo vuoi un uccellino?”.
“Uno vivo?”.
“Un uccellino vivo, allora?”.
2 commenti:
.......per essere un estratto, porta con sé già coordinate e carattere che avvince alla lettura fino in fondo.
In attesa di leggerne di più.
rosaturca
Mi auguro di definirlo al più presto. Questo lavoro è un romanzo dalla fisionomia complessa, con diversi personaggi in contrappunto, che si muovono simultaneamente da luoghi e da contesti emotivi diversi, ma in alcuni casi simili. Sto ultimando proprio in questo periodo la revisione del finale, ma mi sono proposto di ritornarci su, fino a quando non manterrà, almeno nei suoi punti nodali, un certo tipo di intensità che mi ero proposto, ma che andrebbe controllata e organizzata nei dettagli, senza lasciare che si disperda – a volte è questione di attimi e l'intensità o l'idea dell'intensità e della tensione naturale di un lavoro narrativo, può svanire in un soffio.
Grazie ancora. Ti terrò aggiornata
l.s.
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