"Ormai era la mia maledizione, quella di ritrovare quel coltello così affilato e fedele, che mi costringeva ancora a farlo, fino all'ultimo affondo di tenebra. Continuando, adesso senza più fermarmi. Avevo preso il ritmo giusto, una volta piombato dentro l'ardore non ne uscivo più facilmente. Ero ritornato quello di un tempo, naturale, ispirato, così lirico e assorto, senza neanche guardare le parole che sgorgavano fuori, dimenticando la fatica, con gli occhi schiusi e squali verso il teatro di un altro luogo lontano e ignoto, mai visto prima.
Ogni tanto una lunga leccata canina, che mi smuoveva i paragrafi e mi faceva più lucida quella piccola stesura di vecchia fiaba e di dolore. Adesso rivedevo, febbricitante e raccolto in una vestaglia, il suo fosco patrigno, dagli occhi pressati e piccoli; i capelli di quel triste, a spazzola e proprio così come l'avevo lasciato. Mentre scrivevo prendeva paura anche il cane, recuperando il suo odore di casa dalle mie parole appena trascritte, quando la tensione del testo saliva e si infoltiva nella sua bava, facendo tremare le luci già fioche del nostro teatro, inselvatichire le punte dei rami, che si scorgevano dai vetri appannati del rosaurora".
Copertina: Alessandro Mitola
Direzione artistica della copertina: Federico Scudeler
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