Milella scese dalla vettura e si guardò intorno.
Il treno riprese lentamente la corsa lasciando la piccola stazione più vuota di prima.
Sandro, con la sigaretta all'angolo della bocca ed il berretto sulla fronte, guardò per un po' quella curiosa creatura vestita di un abituccio scozzese e con un cappellino di paglia che le ombrava il visetto lentigginoso.
"Sei Milella?".
"Sì", fece la ragazza alzando due occhioni verdi e smarriti.
"Permetti? disse questi tenendole la mano. "Sono tuo cugino; Sandro.
"Che piacere...".
La ragazza rideva contenta, mostrando i dentini bianchi e corti.
Il cugino prese la grossa valigia di fibra.
"Per di qua. Seguimi; qui, da noi, non ci si smarrisce tanto facilmente come in città. Vedi," continuò a dire, uscendo dalla piazza della stazione "quattro case, una carrozza che brucia al sole e due facchini".
"Ma noi andremo a piedi. No, no..." Milella aveva fatto per prendere la valigia.
"Ci mancherebbe altro; il bagaglio lo porterò io. Poi, quando ripartirai, te la porterai da sola la valigia".
Risero.
"Quanti anni hai?".
"Diciassette. E tu?".
"Uno più di te. Preparati a conoscere Vana".
"Tua sorella?".
"Sicuro; tua cugina. È fidanzata a un giocatore di pallone. Si sposeranno l'anno prossimo. Tutti ci guardano".
"Perché".
"Siamo conosciuti; io, poi. Vieni, prendiamo la scorciatoia".
"Sai" diceva Lucia senza levare lo sguardo dalla sua amica, "che ti fai veramente carina?".
Milella rise: "Mi vuoi prendere in giro?".
"Dico sul serio. Adesso devo andare. Ciao".
Si strinsero la mano. Lucia si allontanò svelta mettendosi a posto i capelli con un moto del capo.
Milella restò a guardarla per un po'; le era piaciuto quel movimento fatto da Lucia, con la testa, per sciorinare i capelli. Provò a farlo anche lei; sentì i capelli frusciarle sulle guance e ritornare a posto sulle orecchie, con più grazia; questo, zia Aminta, non glielo aveva insegnato".
Estratti dal romanzo "Milella" di Nicola Salerno (Nisa) Edizioni Carroccio 1947 Milano
lunedì 19 aprile 2010
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