venerdì 22 maggio 2009

Dall'Epilogo di Big Sur e le arance di Hieronymus Bosch



L'ho letto la scorsa estate e mi sono soffermato più volte sulla ricchezza autobiografica dell'epilogo, dove Miller ha lanciato diversi segnali di fumo, densi e pregnanti quanto il suo inconfondibile stile narrativo.
Nel caldo di questo pomeriggio, ne trascrivo una manciata dei più significativi, soprattutto per chi si occupa di scrittura:
"Ma non darebbe un'occhiata al mio manoscritto, per favore? Non può darmi, almeno, qualche parola di consiglio?".
No, non posso. Anche se avessi il tempo e l'energia, o la presunta saggezza, sarebbe inutile. Uno deve credere con tutto il cuore in ciò che sta facendo, rendersi conto che è il meglio che possa fare al momento- rinunciare ora e sempre alla perfezione!- e accettare le conseguenze di ciò che comporta la paternità...Non esiste un libro di "aperture", come nel gioco degli scacchi, da poter compulsare. Per trovare un'apertura bisogna fare una breccia nel muro: e il muro è quasi sempre nella propria mente. Se senti il desiderio e lo stimolo di assumerti grandi compiti, allora scoprirai in te stesso le virtù e le capacità necessarie alla loro realizzazione. Quando tutto crolla, prega!".
Henry Miller.

Lo trovo rasserenante, spiazzante e fantastico, nello stesso momento. Trovo che in fondo all'impulso di affrontare la follia di un lavoro letterario, vi siano riposte già delle chiavi segrete. Il tutto sta nell'accettarne il carico della loro responsabile custodia.
l.s.

2 commenti:

MagaMagò ha detto...

Ho letto tutto di Miller, o almeno tutto quello che sono riuscita a trovare di pubblicato. La cosa più stupefacente dei suoi libri è il percorso che c'è dietro. E' lampante e tangibile man mano che si consumano i volumi in modo cronologico. Big sur e le arance, alla luce di questo, è, se possibile, più penetrante. E' un (non il) punto d'arrivo (che perlude ad altre partenze. Tutta quella saggezza figlia di tanta follia (che se anche fosse un imbroglio sarebbe un imbroglio sacro, come direbbe Jodorowsky) proprio per questo è autentica. Il mio Big Sur l'ho smarrito: era tutto scritto, fitto fitto, e sottolineato pure. Mi è dispiaciuto all'inizio. Poi mi sono accorta che non puoi smarrire un libro che hai letto e vissuto e che chiunque l'avesse si sarebbe dovuto sorbire anche le mie riflessioni. E' più mio di prima. La verità che più di tutte mi sforzo di vivere è che se un bisogno p genuino esso verrà soddisfatto.Da quest'ottica il punto no è più ottenere ciò di cui abbiamo bisogno, ma capire davvero cos'è, oltre la nostra volontà.

luigi ha detto...

Ciao e scusa il ritardo, ma ero fuori città. Concordo su quello che dici e anche il tuo taglio sulla visione di Miller mi piace molto. Riguardo alla perdita del tuo libro, per le riflessioni così interessanti che ha scaturito, può considerarsi addirittura una specie di acquisto. Quando qualcosa non la si possiede più è probabile che si cominci ad abitarla.
Ciao e grazie della visita,
luigi