mercoledì 6 maggio 2009

Da "ll piacere dell'odio" di Hazlitt


John Keats includeva la profondità e il gusto del suo pensiero tra i suoi tre diamanti, insieme a un poema di Wordsworth e ai quadri di Haydon. Così apre l'introduzione al saggio Marina Valensise. E allora è giusto entrarvi dentro, e cercare quell'asprezza così decantata del suo stile disperatamente inglese e tagliente, del suo cosciente disilludersi di fronte alla natura umana, di cui disquisiva arrivando fino in fondo "tra i più acuti di coloro che percepirono l'importanza dell'inconscio tra i movimenti dell'agire".
Di seguito un passaggio tagliente:
"Siamo inclini a offenderci per i peccati degli altri; ma nemmeno possiamo tollerare la loro prosperità. Vendichiamo i torti subiti e ripaghiamo i benefici con l'ingratitudine. Persino i nostri affetti e le più forti inclinazioni assumono prima o poi questa piega...L'amore e l'amicizia si sciolgono nel loro stesso fuoco. Odiamo i vecchi amici, i vecchi libri, le vecchie opinioni; finché arriviamo a odiare noi stessi".
William Hazlitt (1778-1830)
l.s.

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