Questa di Thomas Bernhard, è un'epigrafe che non ha avuto rivali. Da quando l'ho incontrata ed estratta dal libro Antichi maestri, è rimasta incontrastata. Non ho pensato più a nessun' altra epigrafe per introdurre il mio prossimo romanzo L'azzurro della notte (Edizioni il Pavone Messina 2012). Le ragioni di questa scelta sono molteplici. Alcune più razionali, altre, forse la maggior parte, fanno parte di una sensazione di risonanza, che quello stralcio preciso mi ha rievocato, fin dalla sua prima apparizione, riportandomi all'interno delle stesse atmosfere e dimensioni emotive che hanno attraversato e ancora, mi auguro, attraverseranno, in modi diversi, la storia. Qualcosa di irrazionale e di impalpabile che però mi ha convinto, senza lasciarmi alcun dubbio.
Non mi resta altro che riportarla:
"Ho sempre creduto che fosse la musica a significare tutto per me, a volte anche la filosofia e il prodotto letterario di alto, altissimo, di supremo livello, così come ho creduto che fosse semplicemente l'arte in generale, ma tutto questo, tutta l'arte, quale che sia, non è niente se paragonata al solo e unico essere umano che abbiamo amato".
Thomas Bernhard
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