Asciugare un testo è un'operazione meravigliosa e delicata. La sua difficoltà consiste nell'individuazione dei punti umidi o in eccesso, e nel preservare allo stesso tempo la vita e la scorrevolezza di una storia. Ogni minima amputazione e manomissione maldestra, può abbassare le luci nella narrazione o lasciarla addirittura al buio. Allo stesso modo di come può accadere con i dettagli eccessivi di una descrizione, che invece di mostrare, si attorcigliano spesso a più nodi su se stessi, interrompendo quel certo flusso che uno scrittore dovrebbe rievocare in chi lo legge (o lo regge...).
L'asciugatura di cui parlo è relativa al racconto "La sassata", che ho proposto giusto ieri in una delle sue ultime bozze, proprio per mostrare, in seguito, in che modo vi entrerò e mi muoverò per asciugarlo, creando quindi, per chi mi segue, l'interesse e la curiosità di un confronto fra le due, o forse, anche fra le tre ultime versioni che cercherò in seguito di affiancare. Come accennavo nel titolo del post precedente, avverto ancora una dimensione troppo barocca, nell'insieme, quella stessa che però mi ha consentito di entrare e di mantenermi entro certe atmosfere. Quella proposta ieri, quindi, dovrebbe essere la più grezza o rigogliosa.
Staremo a vedere.
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