Parlo di rado di mia madre e della sua scrittura. Conobbe mio padre a un balletto a casa di amici e si innamorarono parlando di scrittura, delle loro poesie, e guardandosi appena negli occhi, con la musica che suonava e le finestre aperte. Parlo di rado di mia madre perché ha i miei occhi e forse ne parlo quando scrivo o quando rinuncio a scrivere o quando rimedio o sbaglio o correggo o dormo, quando mi manca il respiro, o tiro il fiato o in una Coca Cola ghiacciata in una notte estiva, o in una morsa di insonnia e di malinconia e quando mi guarda di sera e mi aspetta, ma ancora di rado. Perché la amo. Eppure lei ha cominciato un suo libro parlando di me:
"Il nostro bambino nacque alle sei di una giornata di maggio. Il travaglio era stato lungo, una notte intera. Quando mi riportarono in camera ero sfinita. Volevo raccontarti tutto, nei minimi particolari, ma non ne avevo la forza. "Stasera ti racconterò tutto, o domani. Sono tanto stanca". Non avevo neanche la forza di essere felice.
Era passata una settimana dal parto, quando mi sentii male all'improvviso. Tu eri vicino a me, come al solito. "Ho voglia di gridare", dicevo. "Ho voglia di gridare". E tu "Grida, grida, ti farà bene".
Venne il medico di turno, mi fece un'iniezione, ma si trattava di qualcosa di grave; non potevo trattenermi lì, dovevo essere ricoverata in una clinica per malattie nervose.
Mi portarono via all'alba del giorno dopo. Avevo addosso un cappottino di velluto azzurro, che tu non volesti vedere mai più, quando fui guarita. Me ne andavo senza il mio bambino; lo lasciammo lì, nel nido della clinica, per altri venti giorni.
Seguì una parentesi buia in cui pensai a lui solo di tanto in tanto [...] La clinica era circondata da un giardino molto grande; c'erano tanti viali verdi, pieni di alberi, con tante panchine".
Giuliana Rispoli da "Il cuore pieno" E D - Edizioni Dehoniane 1985
2 commenti:
Sono convinta che il dare alla luce un bambino può portare alla follia... perché l'amore puro incondizionato immenso può essere la causa di ogni vuoto di senso...
E capisco questa donna, perché stava per succedere anche a me...
Sandra
Luigi... tu non puoi fare di questi scherzi!
E' domenica e piango come una scema!
Tanto dolore in quelle poche righe, separazione tra madre e figlio nel momento più alto dello stare insieme...
la cosa più violenta e innaturale che può avvenire nel legame fondamentale della vita.
Bella questa donna, tua madre che è riuscita a scriverlo... a calpestare con la penna i moti antichi di tanta disperazione...
Strano... torna l'azzurro, un colore familiare e che culla qualcosa di ostico...
Un abbraccio grande ad entrambi!
Stefania
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