mercoledì 12 maggio 2010

"Clair de bougie" : Deuxième

"Sarà stato il vento. Queste finestre ormai sono così vecchie, e piene di spifferi", quando Pierre ritorna con indolenza nel suo letto, ancora spettinato e frastornato dal racconto ancora caldo e sferzante  del cugino minore,  che adesso si  distende sul lettino di Sophie, che quella sera di vento ancora ritarda.
Il piccolo fissa il soffitto, pensieroso.
"Adesso come ti va, Gérard? Adesso che lo hai raccontato, ti va meglio, non è vero?".
Il viso di Gérard è fermo, orientato in basso e verso la porta, che  appena sfiorata dal bagliore della candela, subito riaccesa da Pierre, sembra molto più grande quanto minacciosa, nella sua sobria estensione di antichità.
"Voglio ritornare a casa. Domani parlerò con zia Isabelle. Da solo, qui a Camargue, io non voglio più dormirci".
"Avanti, che sciocco che sei, e poi non sei da solo, lo sai benissimo, ci siamo noi e quella grassona non la chiameranno prima di giugno o ancora più avanti. Basta pensare ad altro, o contare, o leggere un libro o ricordare qualcosa di bello che ti è capitato: tutto qui".
"Quando ritornerà la luce?".
"E chi lo sa! Hanno detto che forse provvederanno entro domani...oh, questa adesso sarà lei, ho sentito la porta dal basso. Sbrigati, scendi dal suo letto, presto! Altrimenti chi la sente, e cerca di sistemarlo, avanti!".
Gérard balza subito giù dal letto, seguendo impacciato le ultime istruzioni. Si avvertono già i passi rallentati e romantici di Sophie Fournier farsi più vicini. Forse avrà già preso la candela, che la signora Isabelle le aveva lasciato accesa all'ingresso, sul piccolo tavolino, quello marrone chiaro e intarsiato di decorazioni  e con dentro il piccolo carillon non ancora riparato.
"E adesso fila a dormire, capito? Salutala, se ti vede, e poi  ritorna subito in camera tua!".
"Ma io ho paura. Non è che ...".
"Che cosa? Fammi capire,  non vorrai forse rimanere qui con noi? E poi Sophie si deve spogliare e davanti a te...".
"Che cosa succede? Abbiamo ospiti stanotte?", dice  Sophie Fournier, varcando la soglia con la sua candela, ancora più viva e tenace dell'altra fiamma, come la sua figura dolce e più slanciata, non ancora stanca, nonostante l'ora, che lascia vibrare  nella penombra il plagio d'eleganza del suo ingresso, in una sorsata di cotone celeste e dalla sua pelle ancora serena, forse per i suoi ultimi baci nascosti o per il riflesso, nel suo sguardo vivace, di un'ultima corsa notturna e gridata con George, il fratello maggiore di Fanny. Molto radiosa e nobile nei tratti Sophie, la sorella più grande di Pierre Fournier, ormai autonoma e sempre così materna verso tutti i componenti della famiglia. Come una piccola giovane madre per ciascun Fournier, per la sua pazienza, il suo tono di voce sempre calmo e rassicurante, e quelle sue mani veloci di arpista, così lunghe e addestrate al fascino dei roseti potati e delle ultime siepi di confine,   quando stringeva a rassicurava dei suoi abbracci ognuno di loro, nelle notti e nei giorni, di vento o di tempesta, o anche in quelli di luce solare e marittima, dove organizzare passeggiate senza tempo lungo la Costa dell'Étang de Vaccarès, con le mani incrociate dietro e la testa sepolta nei cieli gotici di un pomeriggio tardi, in attesa della comparsa dei fenicotteri rosa, allo squarcio degli ultimi cristalli del giorno.
Anche il piccolo Dussier la sentirà così, quello così incerto e smanioso, che adesso si affretta, suo malgrado, a raggiungere la porta della sua camera, prima che l'altra si chiuda del tutto, oscurando il piccolo tratto obbligato di corridoio.
"E tu che ci fai qui? Hai cambiato stanza o cosa?", guardando poi subito il fratello, con tono appena ironico ma interrogativo.
Pierre le fa cenno con il capo di lasciarlo andare, senza insistere. Il piccolo Gérard le sta quasi accanto, quando Sophie lo coglie nella penombra, molto afflitto e spaventato, lo sguardo incupito sotto gli occhi,  o anche per la distanza del cono di luce, molto più delle altre notti. Lo sfiora con il palmo libero dal candelabro, giusto sotto il mento, mentre lui cerca ancora di sfuggirle con lo sguardo commosso e ansioso, di chi si prepara a ritornare in un luogo di supplizio, contro la sua volontà, quando non vuol farsi indovinare nello spavento del viso e vuole invece apparirle come un piccolo uomo coraggioso.

"Che brutto faccino che hai, Dussier! Sei sicuro che vada tutto bene?".
Il piccolo Gérard non riesce a guardarla e a parlare, quando allora interviene Pierre, con il suo tono sarcastico, ma ancora affettuoso.
"Si sogna sempre la grassa cuoca, quella che viene qui in estate. Se la sogna e allora prende paura. Non è la prima volta che gli succede! Se la sogna grassona e pure nuda!", riavvolgendosi poi nelle sue coperte e girandosi dal lato opposto verso la parete, sghignazzando appena.
Il piccolo Gérard è mortificato. Sophie allora posa la candela sul pavimento e si inginocchia di fronte a lui, per capire se si sia  calmato.
"Perchè ti fa tanto paura, la signora Luisa? E poi non si dice grassona e nemmeno cuoca, si dice Luisa, non è vero, Pierre? Dovresti almeno dare l'esempio, tu che sei più grande", virando con lo sguardo severo verso il letto del fratello, ormai coricato e girato.
"E non fingere di dormire, che ti conosco fin troppo bene!".
Poi, rivolgendosi ancora al piccolo Gérard, con un tono più dolce e sommesso:"Lo sai che io la conosco, e che è una donna  molto buona e anche molto brava in cucina? Allora, perché adesso non mi guardi? Sono diventata davvero così bruttina?".
"Sono i baci dei ragazzi, che la faranno diventare vecchia, all'improvviso!", dice ancora Pierre, coprendosi il viso stanco nelle lenzuola e con la voce incappucciata dal manto lanoso delle coperte invernali. "E poi io dormivo davvero, sono le vostre brutte chiacchiere!".
"Zitto, stupido. Che tu non capisci un bel niente di baci!".
"No, non sei brutta, è solo che io non volevo che si sapesse, era come un segreto!", continuando Gérard,
"Ah, adesso capisco. Era come un gran segreto tra te e Pierre, ma tu adesso non devi più preoccuparti, che io non lo dirò a nessuno, e se vuoi, parlerò personalmente con la signora Luisa e le dirò di non venire più ad importunarti. Dammi la mano, allora. Ti voglio dare la mia parola. D'accordo?".
Gérard riesce ad alzare appena lo sguardo  e incontra in un attimo tutta la gioventù della cugina più grande: forse, quella più dolce e la più bella tra tutte le donne giovani ma ben mature, del suo ramo parentale e della Provenza che gli davano quella ricreazione di dolcezza e di protezione, che in assenza di sua madre lo sfamavano, anche se solo per poco. Che adesso gli riscalda con gli occhi castani il cuore, facendogli dimenticare come per un incanto i sogni mostruosi e ricorrenti della grassa cuoca spagnola e delle sue chiatte mammelle viventi, dagli occhi di vetro e dai capelli infiniti e neri. Come una piccola madre ringiovanita nella notte, che è arrivata per soccorrerlo in tempo ed asciugargli il sangue dei cattivi pensieri.
"Le dirai davvero di non venire più da me, la notte? Me lo prometti, Sophie?".
"Certo. Io quando prometto, mantengo. E adesso me lo dai almeno un bacino, Gérard?", chiudendo gli occhi, nell'attesa.
Gérard le si avvicina piano, temporeggiando e cercando di non sbilanciarsi troppo in avanti, quando in quell'istante trilla il telefono. Rimangono tutti fermi, soffocati dalla sorpresa. Il bacio ancora sospeso di Gérard.
Pierre sobbalza dal letto, Sophie si alza e lo lascia digiuno della sua ombra e della sua guancia.
Si guardano tutti e due i fratelli, mentre dalla stanza della signora Isabelle, dove trapela ancora un leggero bagliore delle sue letture d'insonnia, si avverte l'unica sua altra voce femminile, che risponde con ansia.
Nessuno fiata. La signora Isabelle Fournier ascolta in silenzio, alla cornetta, la voce che ha chiamato, aggiustandosi i capelli da un solo lato e trascinandosi con una mano un lembo di vestaglia, dalla poltroncina accanto al suo letto, dove l'ha distesa.
l.s.

p.s.
Lo sviluppo di questo lavoro da questo momento continua nel privato dello scrittore. Saranno rese note, allo scopo tecnico di elaborazione delle personali modalità di revisione, queste sole due prime parti, quando arrivate al loro assetto definitivo di stesura.



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