Nei dialoghi rimango sempre più convinto che prevalga essenzialmente una questione di orecchio e poi di pratica. La mancanza di orecchio si evince quando i personaggi di una storia parlano tutti allo stesso modo, con uno stesso identico stile compiaciuto; in una stessa, unica voce da sordi.
Penso dunque che ci si debba affidare a un tipo di ascolto molto più interno, che molto spesso è associato alla stessa immagine del personaggio, ai suoi riflessi sbiaditi o più accesi che affiorano dalla memoria, alla sua oscura fisionomia di relazione, anche se ancora velata e immaginifica.
Uno scrittore, in molti casi, si occupa di spiritismo più che di scrittura.
l.s.
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