Questo primo pomeriggio ho cominciato a trascrivere alcuni appunti raccolti quest'estate, in uno spazio apposito. In un primo momento ero indeciso sulla loro destinazione; pensavo ad accantonarli per poi riprenderli in seguito, un po' come faccio con i miei lavori più lunghi. Ma poi ho pensato a dare loro una collocazione di crescita più precisa, come una sorta di terreno, dove conciliare la sperimentazione di una loro modifica ed espansione continua in un campo aperto ma controllato. Mi premeva quest'idea di entrare e uscire dai post con contenuti variabili, in un procedimento autoptico e spietato, o a volte aggiustarli appena con il soffio di una sola virgola.
Il tutto avverrebbe in uno spazio scarno, senza orpelli né troppe luci accese. Il nudo delle mie parole e la loro eventuale trasformazione, nel tempo. Una sorta di eterna revisione a cielo aperto tra i residui e i piccoli abissi di questo quaderno, con i miei dubbi, le mie insicurezze di percorso, i miei rallentamenti e le mie virate, stavolta accavallate dal vivo, a volte con più interventi in uno stesso giorno.
Come ho accennato nel post di introduzione, questo progetto non ha un destino chiaro, potrebbe finire domani, rimanere fermo per giorni, per mesi, per poi esplodere di nuovo, all'improvviso. Intanto lo lascio partire. Il dopo, ancora così imperscrutabile, si vedrà.
Il link: I soffi nel vetro
l.s.
p.s.
"Soffiare il vetro: lavorare la pasta di vetro soffiandovi dentro con un cannello per ottenere oggetti cavi" Garzanti, 1987.
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