venerdì 14 aprile 2017

L'intrattenimento


Non vi è nulla di male a leggere per mero intrattenimento. Utilizzando un libro come uno strumento che ammazzi il tempo, che colmi il vuoto di un'attesa, di una notte d'insonnia, che plachi uno stato di agitazione. Ciascuno può riporre in un'esperienza di lettura quello che al momento gli aggrada.
Non condivido però il parere di quelle persone che, dietro una certa aria sofisticata da intellettuali, decretano poi il valore di un libro non solo sulla sfera personale del proprio gusto, ma sulla sua capacità di intrattenimento, utilizzando, come unico parametro/diktat estetico e artistico di una certa opera, il fatto che questa sia in grado o meno di ammazzare il suo tempo, di ricolmare il vuoto di una sua attesa, o sua notte d'insonnia, come di placare un suo stato di agitazione, senza esaminare o contemplare altre possibilità e sfumature, se non quelle più effimere e – perdonatemi – elementari, legate alla sensazione diffusa di noia per qualcosa di ostico o pesante o, al contrario, all'esaltazione immediata per qualche cosa di avvincente, leggero o divertente gli sia accaduta in quella data esperienza. 
Possibile che ciascuno di noi sarà intrattenuto e catturato da cose più vicine alla propria sensibilità,  che non saranno sempre e solo le più facili o distensive. Potrebbe quindi capitare che qualcosa di troppo leggero non intrattenga a dovere il lato esigente di un certo lettore, ma lo infastidisca. L'intrattenimento sarà sempre legato alla singola dimensione qualitativa esperienziale di quel trascorrere e discorrere di un certo tempo, che rimarrà assolutamente personale, per cui sarà molto diverso per quanto diversi saranno i gradi di fruizione di un certo lettore, i suoi trascorsi, la sua indole, la sua cultura, fino al suo stato d'animo di quell'istante. Ma oltre a una certa relatività del solo e semplice intrattenere, non credo che questa del gradimento immediato e superficiale sia una componente da considerare come cruciale per decretare il valore di una certa scrittura, ma soprattutto per bollarla e accantonarla dopo poche pagine, nel caso non infervori subito l'animo così come si vorrebbe. Non credo che sia la sua spettacolarizzazione dell'istante il parametro più affidabile su cui misurare questo valore e progredire nella sua esplorazione. Io immagino molto altro.
L'intrattenimento in sé, per concludere, non sarà certo il male assoluto, ma lo diventa, ahimè, considerandolo a priori e con troppa leggerezza, è il caso di dirlo, come quell'unico elemento o viatico per decretare il possibile bene più o meno assoluto di un'esperienza di nutrimento – e quindi non di solo consumo – oltre l'ampiezza e la complessità di ogni possibile altro spettro. 




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