Riflessioni dell'ultim'ora: con le arance al centro del tavolo di marmo di una cucina, quando la domenica è appena finita.
Prendersi a cuore la sorte di un proprio libro come il colore di queste arance: una grande responsabilità nello sguardo. È quello che mi andrebbe di fare. Quando ti si dà fiducia è importante mantenere un passo vigile, attento, assennato. Nella speranza è fondamentale responsabilizzarsi alla grazia del cammino. Forse responsabilizzare la stessa speranza alla grazia, il suo fondo chiaro inumidirlo di un lieve tocco di opaco e di paura, una paura buona e sempre un po' smorzata alla punta, come un velo di neve sui tratti più taglienti.
Muovere i passi di questo nuovo viaggio con il calore appassionato dell'intento e quella misura taciturna, dove il tutto dovrebbe smuoversi in un clima diverso da quello tipicamente performante. Mostrarsi autentici, non troppo estroversi, ma nemmeno sottomessi alle proprie ombre ossessive. Procedendo per intuizioni, semmai vagliando, soppesando, ma procedendo lo stesso, nella direzione che si avverte vera, anche se non facile, ma vera. Come sono vere queste poche arance, mentre fuori piove forte, da non sentire il proprio respiro e da credere che anche l'acqua che viene giù sia fatta di arance spremute, della pienezza di questo colore che non passa.
In ogni caso e circostanza questi passi sono e saranno parte di me, incanalati dentro e verso di me, non altrove. Nella costruzione di un libro, o di un qualsiasi intento a cui ci si immola, ci si incammina sotto le arcate piovose della propria anima segreta (a volte stregata), in luoghi solitari e familiari, ma ancora profondamente sconosciuti. Imparare a intrattenersi in questo contrasto, con il giusto pulsare di quest'ansia di un giorno di pioggia, dove ti sembra tutto così irraggiungibile, eppure così più vicino del solito. Così interno.
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