martedì 3 febbraio 2015

Ho sentito una voce


Scrivere anche tutti i giorni, con le finestre spalancate, con qualsiasi tempo, luce, condizione, ma a patto di farlo con discrezione e senza la certezza o il desiderio di una destinazione, una promessa di ascolto. Dentro l'incerto di un banco di nebbia, svelare un filo della propria voce. Non altro. Come quella di un cuculus canorus, di uno storno ferito dopo uno sparo, di un fanello. 
Non credo nello spasmo di dire a tutti i costi, o ancora peggio di gridare, ma di procedere cauti, nel battito delle risonanze, dentro la prima pioggia, allontanandosi. Qualcosa di appena accennato, che potrebbe esserci come non esserci. 
Hai sentito anche tu? Ma cosa? Ho sentito una voce, da quella finestra. I visi si sollevano, con lentezza. È già sera. Ma era solo un giradischi. O forse l'acqua del tè.

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