Fare del male è stupido ed è alla portata di tutti. Oggi si guarda con una certa ammirazione all'uomo violento, quello che è sicuro di sé, giustificandolo come persona complessa, stravagante, superiore, ispirata dai suoi demoni, quasi messaggero poetico e oscuro di una sua certa tenebrosa verità, quando invece è molto meno importante dello scopino del mio cesso o di una cassetta di veleno per topi.
I suoi colpi nel buio saranno per qualcuno un prolungamento dei suo pettorali, un appendice del suo cazzo o della sua mente creativa che si ribella all'ostinazione di eguaglianza del sesso ex debole, che adesso per molti mette in crisi, suggella dolori, crisi di identità o crepacuori e per questo va punito, perché non si volta e non accetta il colpo sinistro dell'aguzzino o la pratica sodomica – da molti maschietti ostentata come laboratorio di dominio o prova di amore – ma intanto mette il gonnellino corto col tacco alto e va al cinema da sola, quindi "sotto sotto" se l'è anche cercata.
La donna che paga un prezzo del genere in diversi casi è guardata, oltre che con pietà, con sospetto, dicendo qualche volta che se l' è cercata, che forse un po' streghina e tremenda era anche lei e che ha fatto la sua parte.
Il mio profondo disgusto per questi tempi, nasce dal contorno che si svela intorno a certe tragedie, dalla tutela sottesa e occulta di un certo comportamento, come se appendice di una certa ricchezza, di espressività, di una reazione giustificata, di una malattia, quando certe persone trattano le donne come sciroppo per la tosse e così il loro seme sporco nella gola delle loro vite.
Organizzare una stretta alla gola di una donna, toglierle il fiato e spezzarle un braccio, è qualcosa di subdolo e di facile. Abbracciarla appena, e renderla felice richiede davvero del genio: oggi. È questo quello che ancora non si è capito o che non si vuole cogliere.
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