Sul finire di quest'estate, trovo un bellissimo testo sui poeti crepuscolari, dal taglio prettamente antologico, curato da Francesco Grisi. I vari autori trattati sono presentati in primo luogo da una selezione ben nutrita di loro versi, estratti tra le varie raccolte più signficative, per fissarne connotati stilistici, impronte e tipo di ricerca. Tra questi, tra i più o i meno noti, condivido questo singolare e confidenziale momento, giusto le prime due strofette di Quando venisti, un testo silenzioso, per paura che si interrompa la pace di un sonno domenicale e sospeso, sussurrato, scritto in forma privata o accennato in un orecchio, come un piccolo o tragico segreto doloroso; ma anche immerso nell'aperto e nella freschezza di un mattino assennato e muto, ma cosparso già di un'ubriacatura sottile che quasi si odora nel suo dilatarsi, così come la presenza ancora invisibile sfiorata dalla seconda persona nel secondo verso, e poi subito ritirata in un cassetto, così bene annunciata da elementi in apparenza estranei, animati e inanimati, ma che vivono di riflesso uno stadio di misterioso e comune mutamento nel tempo. L'ho trovato incantevole. È di Fausto Maria Martini, poeta del gruppo dei crepuscolari romani, estratto dalla raccolta "Poesie provinciali". Giusto un accenno:
Ricordo la domenica lontana,
quando venisti...Stava addormentato
nel sole, un mendicante, sul sagrato
della chiesa e dormiva la campana.
Dormiva nella cella solitaria,
in alto, in alto, quasi oltre la vita,
quella che all'alba sveglia la sopita
gente e nel vespro s'ubriaca d'aria. [...]
Estratto da Quando venisti di Fausto Maria Martini (1886-1931)
Qui, un interessante articolo di Roberto Carnero sul Crepuscolarismo, dal sito di Treccani.it.
2 commenti:
Bella, al "quasi oltre la vita" si arriva senza fiato, poi per fortuna... "ci si ubriaca d'aria".;-)
Grazie.
A presto.
R.P.
Ciao, Rosanna!
che piacere ritrovarti in zona blog!
Sempre molto particolare nelle tue osservazioni. Ispirata e ispirante.
a presto
l.s.
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