domenica 11 novembre 2012

Coincidenze e misteri.

Certo, rimane singolare:
sono reduce dalle ultime rifiniture dei monologhi de "Il chiodo nella lampadina", un percorso che si snoda entro uno o più fili narrativi in sequenze parallele epistolari, abbastanza dense di simbolismi, citazioni, passaggi segreti, piccole sperimentazioni (troverete di più e nei dettagli, nello spazio apposito che gli ho dedicato e ho adibito per un certo progetto), quando oggi, a pranzo, un rumore forte e deciso, che ci fa balzare, proveniente dalla cucina.
Strano a dirsi, ma una delle lampadine che illuminano la base del forno, si è infranta da sola.  Ma non perché sia caduta, il connettore a vite era ancora fissato; si è semplicemente infranta, o stancata di esserci o per mandarmi un segnale o un vai a farti fottere, perché no.
Nulla di che, ma questo piccolo episodio mi ha fatto avvertire ancora molto viva la corrente interrotta della mia storia. Il suo significato. Il suo piccolo chiodo che batte nell'aria, forse per paura della possibile dimenticanza che tutte le fatiche e gli innamoramenti creativi annusano del loro possibile nebbioso destino, spesso inesorabile, alle spalle del loro autore.
A quest'ora, nel silenzio della mia casa, scrivo e ripenso al piccolo capriccio eroico di quella  lampadina, che  mi ha fatto sentire amato da quello che ho scritto, come se in qualche modo mi avesse mandato un bacio di addio dai suoi vetri o dalle mie pagine, questo a suo e a mio modo, naturalmente. In una sorta di indisciplinato quanto fantastico appagamento.
Chi leggerà il libro capirà...
C'est tout:
nuit...

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