"Was" di Erich Fried, il poeta austriaco detto 'poeta dell'ubiquità'. L'ho scovata giusto ieri notte. Ero molto stanco, e frugavo tra i miei vecchi e nuovi testi, alla ricerca di qualche stralcio letterario, più o meno illustre, con cui integrare un mio lavoro appena abbozzato, dove mi serviva un piccolo impulso che sintetizzasse e facesse chiarezza- ponendolo eventualmente come nota o citazione introduttiva- a tutta l'atmosfera e al percorso che stavo modulando nello sviluppo.
Questa poesia è capitata e captata nell'istante perfetto. La bozza già riposava, molto embrionale, ma comunque completa nella sua struttura. Due personaggi principali, rievocati da una sorta di singolare monologo, a cavallo tra la forma epistolare e la confessione interrogativa di un solitario. La tensione anaforica dell'originale: "Was bist du mir/ Was sind mir deine Finger/, -così come nell'italiano, anche se con un suono differente-, che rimane nei primi cinque versi, (ma nel terzo anticipato dalla congiunzione und: Was bist[...]/Was sind[...]/und was deine[...]), e anche negli ultimi tre: Was bist du mir?/ Was bin ich dir?/ Was bin ich?, mantiene ben salda e interessante la confidenza della seconda persona in alternanza con la prima, e con il suo luogo illuminante di sospensione e di vuoto, ma anche di calma sobria e lunare, appena nebbiosa e vacillante. Nel testo dell'originale, si sgrana il suono e il sibilo dell'insistenza, molto più stretto e marcato, fortunato per lo stesso gioco di esse alla traduzione più flebile del Che cosa sei? dell'italiano, o del Che cosa sono?
Mi ha rapito la semplicità ma anche la stabile profondità del tocco di questo testo. Così mi ha lanciato una serie di informazioni preziose su certe dinamiche e dettagli del linguaggio comune, che adesso credo di poter effettuare sul mio testo con maggiore coerenza e consapevolezza, soprattutto in fase di rielaborazione e asciugatura. Ma incarna soprattutto quella domanda drammaturgica particolare più che principale, del personaggio che cerca la sua identità attraverso la perdita in un altro, in fuga o alla ricerca di un'assenza. Un affare molto stimolante e misterioso, che da sempre mi ha rapito e incuriosito.
Questa poesia è capitata e captata nell'istante perfetto. La bozza già riposava, molto embrionale, ma comunque completa nella sua struttura. Due personaggi principali, rievocati da una sorta di singolare monologo, a cavallo tra la forma epistolare e la confessione interrogativa di un solitario. La tensione anaforica dell'originale: "Was bist du mir/ Was sind mir deine Finger/, -così come nell'italiano, anche se con un suono differente-, che rimane nei primi cinque versi, (ma nel terzo anticipato dalla congiunzione und: Was bist[...]/Was sind[...]/und was deine[...]), e anche negli ultimi tre: Was bist du mir?/ Was bin ich dir?/ Was bin ich?, mantiene ben salda e interessante la confidenza della seconda persona in alternanza con la prima, e con il suo luogo illuminante di sospensione e di vuoto, ma anche di calma sobria e lunare, appena nebbiosa e vacillante. Nel testo dell'originale, si sgrana il suono e il sibilo dell'insistenza, molto più stretto e marcato, fortunato per lo stesso gioco di esse alla traduzione più flebile del Che cosa sei? dell'italiano, o del Che cosa sono?
Mi ha rapito la semplicità ma anche la stabile profondità del tocco di questo testo. Così mi ha lanciato una serie di informazioni preziose su certe dinamiche e dettagli del linguaggio comune, che adesso credo di poter effettuare sul mio testo con maggiore coerenza e consapevolezza, soprattutto in fase di rielaborazione e asciugatura. Ma incarna soprattutto quella domanda drammaturgica particolare più che principale, del personaggio che cerca la sua identità attraverso la perdita in un altro, in fuga o alla ricerca di un'assenza. Un affare molto stimolante e misterioso, che da sempre mi ha rapito e incuriosito.
Riporto l'intera poesia Was? Che cosa?, di Erich Fried:
Che cosa sei per me?
Che cosa sono per me le tue dita
e che cosa le tue labbra?
Che cos'è per me il suono della tua voce?
Che cos'è per me il tuo odore
prima del nostro abbraccio
e il tuo profumo
nel nostro abbraccio
e dopo?
Che cosa sei per me?
Che cosa sono per te?
Che cosa sono?
1 commenti:
Mai ascoltato "Elegia" di Paolo Conte?;-)
P.R.
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