Esistono dei momenti notturni molto adatti per ritrovarsi o per perdersi nel pensiero di una certa scelta che hai compiuto e che forse non hai ancora afferrato per intero.
Ho davanti un manoscritto che dopo diverso tempo ho deciso di rimettere in sesto: è un lavoro che pensavo di abbandonare e di lasciare senza ulteriori ritocchi di revisioni, addirittura di distruggere.
È così tardi, e adesso, a dispetto delle mie vecchie ma non così lontane intenzioni, stavo dando una scorsa ad alcuni punti che vorrei far filare meglio e quindi far rivivere, ad alcuni tagli da fare, e intanto pensavo a che cosa mi abbia portato a riprenderlo, quale parte di me che prima lo aveva dimenticato e ignorato abbia prevalso e in qualche modo deciso di riprendere o meglio reciso la resistenza a riprenderlo. Oppure quale misterioso momento, esperienza o anche piccola coincidenza, avrà fatto sì che io e questa storia ci ricontrassimo.
Ecco, è proprio questo il fattore che mi intriga molto, intendo l'esplorazione di molti dei passi notturni che compiamo un po' alle nostre spalle, come a tradirci, e che spesso immaginiamo naturali e scontati, quando in fondo così naturali, ma soprattutto così scontati, alla fine non lo sono del tutto.
Il sapere che in una scelta e in una decisione vi siano ombre e varianti ancora così ignote, mi fa capire ancora di più di quanto sia complessa e impentrabile la sensibilità di un lettore nel relarsi a me o a una mia certa storia, nel momento in cui dovrebbe avvertire l'esigenza di esplorare una mia relativa o presunta verità e dedicarmi parte del suo tempo. Quando non tutti i miei passi notturni in una storia o sulle dinamiche relative al suo destino interno ed esterno, sono stati compiuti in un solo e sicuro certo reale definito, ma accompagnati da un intreccio infinito di visi, di cose, di situazioni passate e di momenti notturni, anche come questo di cui scrivo, che potrebbero costituire un ulteriore fattore di correzione e che sono e che diventeranno la mia vita, a dispetto di quella che io voglio e che desidero che sia, o di quello che avevo appena immaginato che fosse. Allora uno scrittore non offrirebbe solo una parte di sé, ma anche uno spaccato di molto altro, che potrebbe riguardare il lettore in prima persona, quasi quanto l'autore -se la storia funziona - e senza che nemmeno ne diventi consapevole dall'inizio, ma lo avvolga in un torpore graduale e dal sapore ancora molto antico, come il rumore dei passi notturni, che rallentano ma senza fermarsi dalla strada, disturbando e insieme stimolando il tuo sonno.
l.s.
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