L'anacoluto è una figura retorica, molto particolare, (il termine è originario dalla parola greca anakólothos: "che non segue"), e anche piuttosto vicina a certi modi del parlare corrente, di cui si rapprende. In effetti a volte potrebbe dare la sensazione di un errore o di uno scollamento tra le parti sintattiche delle espressioni in questione, quando in fondo è solo una sorta di dissonanza o efficace disarmonia, che avviene in un momento determinato della costruzione, rivelandosi così molto efficace, soprattutto a livello ritmico, per il tipico flusso scorrevole e sospeso che riesce a imprimere all'insieme.
Riesce a darne una buona idea, raffinata e concreta, questa bellissima strofa del poeta Attilio Bertolucci, che leggevo giusto questa sera, e che mi ha stimolato a dare voce a una figura retorica così musicale e originale, quanto diffusa, ma a volte non subito identificata nella sua eleganza ed efficacia semantica.
Dalla prima strofa della poesia Gli anni, di Attilio Bertolucci:
Le mattine dei nostri anni perduti,
i tavolini nell'ombra soleggiata dell'autunno,
i compagni che andavano e tornavano, i compagni
che non tornarono più, ho pensato ad essi lietamente.
Per chi sia riuscito ad individuarlo, nel suo effetto di tipica sospensione tra le parti, l'anacoluto interessa la seconda parte del quarto verso "ho pensato ad essi lietamente", che fulmina subito l'attenzione per la sua eleganza e modernità, nel respiro chiaro e arioso delle immagini che lo precedono e che prendono ancora più vita da questo particolare cluster inatteso.
l.s.
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