mercoledì 13 ottobre 2010

Moventi e strategie di scrittura

Se esistesse davvero un chiaro movente di scrittura, questo potrebbe trovare diversi volti.
Per molti sono riposti dentro il consenso di chi dovrebbe leggere, immaginando che al fatidico lettore piacciano esattamente le stesse cose che piacciono a noi quando scriviamo, quelle che in qualche modo ci commuovono, che ci avvincono, ci catturano, ci lasciano svegli o chissà quanto altro. 
Molti scrivono di quello che amano leggere e si impigliano in un fascinoso gioco di brutte copie  e seduzioni con la bellezza che hanno ricevuto o che continuano in qualche modo a ricevere dai testi più amati, cercando di propagare l'incantesimo e rincalzare l'effetto verso un universo idealizzato e invisibile, senza accorgersi che quello che piace a noi non è detto che possa piacere agli altri, e non è detto che scrivere cose che sentiamo belle per una nostra percezione, lo siano davvero anche per gli altri, e nemmeno che la nostra efficacia, anche per il solo copiare quell'effetto, sia adeguata alle nostre capacità sensibili e tecniche. Molti scrivono con l'illusione di saperlo fare, e rimangono per tutta la vita in questo incantamento, perché nessuno trova il coraggio o gli elementi certi per dissuaderlo da tanta gioia: "...in fondo che male fa, si esprime, a modo suo è...un artista, no?".
E allora come ci si potrebbe orientare, senza riferimenti di sorta. Scrivere di altro, al di là di quello che si ami e che piaccia? Scrivere di quello che non piace, e come si fa? Cercare qualcosa di bello non ancora scritto, o non scrivere per sé e nemmeno per gli altri, ma allora che senso avrebbe! Insomma,  se escludiamo gli altri da un affare del genere gli toglieremmo tutto il senso profondo della comunicazione dei nostri magnifici indispensabili istanti; non è così? E anche il discorso dell'immaginazione, è davvero così efficace leggere la parte più vibrante dei nostri sogni come la più selvatica e più pura? Il lato più istintivo e apparentemente irreale, può davvero catturare gli altri della stessa grana primitiva con cui ci inabissa?
Che cosa avrei da dire che non è stato già espresso, detto e cantato, in modo assolutamente più mirabile, elegante, espressivo, sublime?
Non ho risposte. Mi auguro di non averne mai, e nemmeno troppo alla portata.
Si potrebbe rimanere per sempre nell'errore, così come nel giusto, ma senza scoprirlo mai. È una cosa molto più probabile di quanto si pensi. Non sempre la stonatura di uno scritto è così lampante come quella che può fare un violinista o un cantante. A volte la si confonde con una raffinatezza dissonante: Champagne!
Sono comunque soddisfatto di essermi posto almeno queste domande,  da sempre, e pensando che in fondo non abbiamo a che fare con un'equazione che ci porterà alla fine a un risultato corretto o  a uno sbagliato. La situazione è molto più complessa.
E la amo esattamente per questo. Così come è: assolutamente imperscrutabile quanto insensata...
l.s.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

AIUTO!
Leggendo il tuo post, giuro mi stavano per venire due lacrime...
poi... mi sono rilassata e ho sciolto l'ansia nella frase...
"chi puo' dirlo?"...
Spesso mi e' capitato di scrivere e pensare, "lo butto..., e' uno schifo", l'ho messo da parte tra la montagna dei miei fogli, e rileggendo, ho pensato..."bello, chi l'ha scritto?"...
spesso chi scrive evade in un mondo irreale, che scriva di se stesso, o immagini luoghi, personaggi o situazioni paradossali...
la definizione di dipingo, suono, scrivo... sei o sono un artista, personalmente non me la sono mai posta...
nel mio sentire c'e' "Scrivo e sono felice, soffro, mi sento viva."
Detto questo, il consenso altrui resta comunque il piu' grande dei regali, permette di volare...
Grazie Luigi per i tuoi preziosi spunti... vivi... direi!
Stefania

luigi ha detto...

Stefania, trovo che il senso, se pur esiste, sia al di là dei meccanismi di economia dell'atto scrivente, e forse al di là anche dello stesso atto.
Grazie per la tua presenza viva.
l.s.