mercoledì 6 ottobre 2010

Destinazioni

Riflettendo su scrittura e pensiero, o forse sulla premeditazione  di un certo pensato, che decide poi per me e per quella foce precisa, quasi senza il mio diretto intervento. 
La destinazione in ombra, pensavo, di qualcosa che ho scritto e che quindi non pronuncerò mai con la mia voce. Credo in assoluto che il mio modo di parlare sia del tutto estraneo al mio modo e al mio sentire di scrittura. Cose nate e decise per quel tipo di  sepoltura, non saranno mai recuperate dall'altra destinazione, credo perché ne ignorino la forma e l'avvilupparsi della trama relativa. 
E ancora, riflettendo sul fatto che le cose che accadono come scritte, non potrebbero mai essere rese complete con il suono della mia voce, così come tutte le cose che ho vissuto e ho condiviso parlando, non potrebbero mai rendersi assolute e complete se scritte.
Penso quindi che il pensiero, abbia già definita in nuce l'immagine nel suo oscuro e ansioso destinarsi. 
Non mi resta che subirne l'influsso astrale o il graffio demonico della morsa.
Buona giornata a tutti,
l.s.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi piace questa riflessione.
Mi piace perchè nel parlato non riesco ad essere quella che vorrei...
tante, troppe volte mi sono morte le parole in gola...
"Un giorno una penna mi ha presa per mano
e finalmente ho riscattato la parte "intelligente" di me che aveva paura ad uscire."
grazie, sempre... per i tuoi delicati e profondi spunti di riflessione...
SALUTONE
Stefania