"Sai che ho incontrato il professore di letteratura del liceo?".
"Davvero? E dove?".
"In metro, aspettavamo la stessa. Abbiamo anche parlato".
"Come sta?".
"Insomma, piuttosto bene, si mantiene sempre così in forma e poi gli ho detto dei miei progetti letterari, del fatto che sto continuando a scrivere e anche di quel corso di scrittura creativa".
"E lui?".
"Come sempre, il solito scettico, non sai mai quando scherza o quando fa sul serio. Mentre io gli parlavo della questione tecnica lui fingeva di ascoltarmi, ma poi arricciava il naso, e allora capivo che qualcosa non andava".
"Strano, un tipo così metodico, uno che calcola tutto...".
"Infatti, anche io sono rimasto sorpreso, quando gli parlavo dell'acquisizione della tecnica mi sorrideva, poi quando riprendevo fiato mi diceva che c'erano due soli sistemi per poter scrivere: se provati questi non accadeva niente, allora era meglio lasciar perdere".
"E quali sarebbero allora, sono curioso!".
"Il primo è piuttosto semplice, quello che ripetono sempre tutti; leggere, leggere, leggere, leggere i giganti, insomma le solite storie, ma poi ne ha tirata fuori un'altra, che non conoscevo".
Attilio mi guardò, incuriosito, senza interrompermi oltre:
"Diceva che oltre a leggere i giganti, si doveva avere il fiuto per riconoscerli, in un proprio percorso solitario, senza altri indizi al di là del proprio fiuto. Sentire che stai leggendo qualcosa di grande non perché lo sia come universalmente riconosciuto, ma perché sei tu a sentirlo, ed è su questo punto che ne rimangono in pochini. Ci ho pensato su e allora mi sono accorto che non sono ancora un lettore consapevole. Tutto quello che ho scoperto e che ho ingurgitato, l'avrei fatto masticando emozioni di persone che amavo, che stimavo, seguendo consigli, seguendo a orecchio le mode, e anche le cose che non leggevo, non lo facevo per lo stesso motivo, trascinato da luoghi comuni, da simpatie o da antipatie, ma senza uno stile puro di adesione consapevole e personale, ecco. Vogliamo il pasto già assaggiato e masticato, diceva, ecco perchè le opere invecchiano subito ai nostri occhi e non si abitano mai; si rimane sull'uscio, fino all'ultimo rigo, e anche oltre".
"E tu, tu vuoi dirmi che credi sul serio a tutte queste sciocchezze?".
"Non lo so, ma un po' mi hanno condizionato, perché non ho mai seguito una mia linea, un mio stile personale, come lettore. Come potrò mai pretendere di ottenerlo come scrittore?".
Uscimmo dalla libreria a mani vuote, e altrettanto confusi. Dovevamo comprare dei regali per Natale. Ci spostammo in enoteca...
l.s.
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