Cosa posso augurare, o forse è meglio dire che cosa si può augurare, mettendomi appena da parte
Tutto il possibile e l'impossibile ma senza che l'augurio diventi un meccanismo, un fattore automatizzato. A volte per ciascuna persona ci vorrebbe qualcosa di diverso, ma non di già masticato o di preconfezionato. Gli anni si avvicendano nella loro scapigliata violenza o dolcezza, senza che gli auguri riescano a frenarne il flusso, quello che forse ci resta è di provare a lasciare che l'augurio rimanga qualcosa di sentito e non imposto.
Non amo ricordare un augurio forzato, fattomi per non dispiacermi o per paura, preferisco un bel vuoto, che può stimolarmi a capire anziché una frase elettrica, ibrida e forzata, senza cuore e senza stomaco.
Gli anni diventano belli per i minuti o i secondi che si impiegano individualmente a strutturarli, o a tentare di farlo in un certo modo, a partire forse dalla libertà di cominciare con l'onestà, e di usare per ciascuna persona un messaggio diverso, anche per rispetto e per amore delle bellissime possibilità che la nostra lingua ci offre.
Adesso ho finito. Questo era l'ultimo post del 2009. Provo un po' di nostalgia a concludere così, mi passerà...
l.s.
2 commenti:
L'augurio più personale e sincero che possa farti è quello di conservare sempre la serenità che dimostri di avere nelle conversazioni con gli altri, la delicatezza e la capacità di entrare in empatia con il prossimo, specie con me. Sul piano più prettamente professionale, invece, ti auguro che il nuovo anno porti il meritato successo alle tue opere che, a mio giudizio, sono piccoli capolavori.
Daniela Fariello
Sei davvero commovente: chiudere un anno con queste tue parole è una sensazione forte, e anche una grande speranza.
Grazie infinite, davvero...
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