Un acquisto del Natale scorso.
Ne parlo solo ora, non so perché.
Un libro costruito sull'intervista lucida e appassionata di un figlio a suo padre.
Il figlio è lo scrittore e critico Emanuele Trevi, il padre è lo psicanalista junghiano Mario Trevi.
Leggendo comincia il viaggio nelle loro parole, nelle domande che si aprono come crisalidi e spaziano sulla loro vita e dentro i loro ricordi, sull'attività professionale e delicata del padre e quindi sul valore della terapia e le sue misteriose invasioni, che daranno il titolo al pregevole lavoro.
Ogni domanda un mondo nel mondo, un confronto, l'ascolto di una speranza, e forse anche una risposta asciutta e sempre aperta, come i rami della quercia.
Dalla quarta di copertina, uno stralcio intenso di una delle sue risposte:
"Le cose, a differenza di noi, permangono, si tramandano. Possiamo amarle, tenerci, ma hanno un destino che non è il nostro. Più in generale, la saggezza della vecchiaia dovrebbe consistere nella felicità che il mondo continui dopo di noi, in una maniera che non possiamo prevedere, e magari più bella".
Mario Trevi.
0 commenti:
Posta un commento