Gli auguri sfrecciano come stormi di aironi.
Sono appena ritornato dal mercato e me li sento ancora dentro: li avverto anche se non pronunciati nella robustezza del passo e nei polsi che scostano le spigole di allevamento, nella lama affilata che squama, negli occhi azzurri del mare riflessi sul tagliere, nella fila che si scompone e nel tentativo puntuale di non rispettarla, nella difficoltà di proseguire a piedi senza essere schiacciati, nell'acqua che schizza dai contenitori di mitili e bagna la strada, nel vischio impiccato accanto all'edicola, nella signora bruna che mi scambia per commesso, in questo sole che impazza e che riscalda appena.
Adesso riscenderò ancora a gustarmi il mistero di questa condivisione, che tra nemmeno due giorni sarà un effetto visivo sfumato, niente di più che un fantasma romantico e perduto.
Auguri a tutti,
l.s.
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