"Sì. Sono certa che vi siano delle fasi
di non esistenza, che non vengono conteggiate dalla misurazione del tempo. Come quelle in cui ci si dimentica di qualcosa, o anche solo di esistere. Come
adesso, per esempio", disse la donna, con un filo di voce, che Ottavio
fece fatica a percepire.
”È possibile, ma quando dimentico non so di
dimenticare, almeno in quel momento...", le disse con imbarazzo, guardandole
la nuca, le spalle immobili, molto esili e piuttosto simili a quelle di sua
sorella Despina.
"Potremmo dimenticare anche in seguito
qualcosa. Potremmo dimenticare di aver conosciuto, visitato, amato, ucciso.
Potremmo non sapere più alcune cose fondamentali di noi, come di qualcuno che ci sta accanto. Potremmo non avere il controllo totale
sulle nostre scelte, azioni, volontà, per colpa della dimenticanza, dell'oblio. Lei non crede?",
disse la donna, adesso con un tono di voce alquanto percepibile.
La radio smise. I respiri di Ottavio e della
giovane donna seduta all'interno di quella camera ritornarono dentro ciascuno
di loro.
"La radio. Si è spenta da sola",
disse Ottavio.
l.s.
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