"Quanto più scrivo, tanto più capisco ciò che gli altri cercano di dirmi nei loro libri. Quanto più scrivo e tanto più divento tollerante nei riguardi dei miei colleghi scrittori. (Non parlo dei «cattivi scrittori», perché con loro mi rifiuto di aver a che fare.) Ma con quelli che sono sinceri, con coloro che lottano onestamente per esprimersi, sono assai più malleabile e comprensivo che non ai tempi in cui non avevo scritto ancora un libro. Anche lo scrittore più modesto può insegnarmi qualcosa, purché abbia fatto del suo meglio. Ho invero appreso molto da certi scrittori «modesti». Leggendo le loro opere sono stato colpito più volte da quella libertà e da quell'audacia che è quasi impossibile riacquistare una volta che ci si sia «aggiogati», una volta che ci si sia resi conto delle leggi e dei limiti del proprio mezzo espressivo. Ma è leggendo i propri autori prediletti che si diviene supremamente coscienti del valore del praticare l'arte dello scrivere. Si legge allora con l'occhio destro e con quello sinistro. Senza che la pura gioia della lettura diminuisca minimamente, ci si rende conto di un meraviglioso intensificarsi della coscienza."
Henry Miller. "I libri nella mia vita".
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