"[...] Continuarono a fumare, tranquilli e come assenti, divorati dal mare
dell’albergo. Mi sembrava di trovarmi davanti a un quadro. Un quadro che ritraeva
due persone di spalle: un uomo e una donna, che fumavano. Avrei immaginato anche
il titolo di quel quadro: giovani che fumano, o anche: due giovani camerieri che fumano. Ero
fuori e dentro il quadro delle loro figure di spalle. L’odore delle loro sigarette mi
raggiungeva e si mischiava con quello del mare, che ogni tanto scrosciava, schiaffeggiava e poi divorava la costa. Forse si erano accorti di me, come anche in un
quadro può capitare che le figure ritratte si accorgano di essere viste. E nello stesso modo può capitare che anche dal fumo di sigaretta di un
quadro, arrivi a percepirsi l’odore, mischiato con quello del mare dipinto, che ogni
tanto scroscia e schiaffeggia e poi divora la costa in un olio su tela. Il tempo e la luce. I miei due
copioni, riservati a loro, erano toccati dal vento e risuonavano della loro certezza di
vuoto. Non ricordo quanto tempo rimasi a guardarli di spalle, i due fumatori silenziosi, gli unici ribelli che si erano sottratti alla prova dello spettacolo; venuti meno quasi nello stesso istante e per le stesse ragioni. E adesso fumavano insieme, così vicini, quasi a sfiorarsi. In quello stesso punto Klaus era stato da solo, con il suo vecchio copione, così immerso da non accorgersi nemmeno lui delle carenze presenti nelle scene, quelle che mi aveva rinfacciato. In quello stesso punto Klaus era ritornato anche con mia sorella Lidia, in uno o più bagni tristi di pomeriggio, nei quali si erano inquinate le loro maledizioni sentimentali. E anche io, poco lontano da quel punto, forse esattamente quello stesso punto, mi ero accovacciato, accanto alla bella Irene, quando le cercavo nella borsa la crema solare per bambini e mi accorgevo di quella lettera con la busta strappata, che non ebbi il coraggio di estrarre e di leggere alle sue spalle, mentre con un pretesto le sistemavo meglio l'asciugamano nel vento. Tutto ritornava e si rievocava, in quello stesso punto, svanendo nell’ultimo respiro di sigaretta, mentre il fumo dei due camerieri si fondeva con i riflessi azzurrati del mare. Solo allora dissi qualcosa. In un sottovoce percepibile, ma stabile, diretto, un poco vacillante [...]".
Da "Il sangue dell'aria", romanzo inedito di Luigi Salerno
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