Ho scoperto Guido Ceronetti con questo testo del 1987, che reputo davvero affascinante, quanto misterioso: "Pensieri del tè".
Lo trovai per caso, diversi anni fa, in una casa fredda, quella delle vacanze, ma in un periodo dove non c'erano le vacanze. E dentro quel freddo cominciai a scoprire quella complessità, quei nessi duttili e controversi che avvolgevano e distanziavano le situazioni, le persone, la Storia, le cose e le ombre delle cose, in un solo flusso aforismatico e irresistibile, dove ogni tanto sento il bisogno di riaffondare, per gustare lo stesso tepore di quel primo giorno di precipizio, in quella casa fredda fuori stagione. Per destarmi e impigliarmi dentro la manica di quell'incontro. Nel gelo virtuoso di quel primo approdo.
Qualche passaggio, ma giusto un paio di graffi:
"Le foglie stanno volando via dal mondo e sopra c'erano dei messaggi, degli enigmi che non abbiamo decifrato. Anche le mani: lette poco; anche le rughe, i lobi...Non abbiamo letto che dei libri".
"Massima teresiana per vivere bene: Mal dormir, todo trabajo, todo cruz. Ci si sente subito meglio".
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