venerdì 15 agosto 2014

Occhi


Esistono sguardi solcati nei visi da tracce fitte di coltelli sporchi  L'umidità del solco freddo, ancora guizzante di vernice e vetriolo. Un taglio netto e severo, quello di molti occhi, ancora striati del nitore delle viscere del branzino. Altri sguardi più suadenti ma viscosi nello squarcio, come prati impazziti al crepuscolo, che distendono odori nel buio e spesso molta più paura, quando il finestrino della macchina è abbassato e le case abitate sono molto lontane o quando senti piangere forte, a singhiozzi, dall'appartamento oscurato accanto.
Ogni figura ha il suo baricentro espressivo dentro due ferite da taglio. Gli occhi sono il punto più violento e tragico dell'uomo. La sua cena al buio con se stesso. Il suo doppio passo e ultimo duplice salto mortale nel vuoto della vita.
L'automatismo dello sguardo in molti umani non ha cuore, ma solo economia di pulsione. L'arabesco fragile e urticante di una medusa al mattino, sospesa nel primo polveroso cimitero di coralli, quando osserva murata la scintilla del primo chiaro. 
L'orgasmo azzurrato di un fondale marino, quando la tua donna si taglia il laccio del costume con un coltello da sub e ti rende di colpo la punta di un seno o di un polso: nel buio.

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