Ammetto che alla chiarezza e alla costrizione all'esser chiari o forse popolari a tutti i costi, preferisco di gran lunga l'impenetrabilità. Una qualsiasi opera, appena impenetrabile, rimane avvolta da un costante sprazzo di neve e spesso da un'aria migliore, di certo più pura.
Credo di non poter fare a meno di questo misterioso filo di eclissi, in un qualsiasi tipo di approccio con l'arte, ma anche con la vita. L'impenetrabilità dello sfondo di una certa opera o situazione, è la misura proporzionale e viva del suo profondo orgasmo in itinere, del suo gergo atipico ma contagioso di eterno, che mi destina in un altro balzo senza rete.
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