È fondamentale, secondo me, adeguarsi alle continue possibili interferenze e così alle instabilità del proprio percorso nel continuo naufragio di una ricerca espressiva. A quel fattore misterioso che ci allontana da quello che sentivamo e credevamo essere la strada maestra o più giusta, anche quello è un nucleo. Tutte le dissonanze sul tema sono spesso più importanti e tematiche dello stesso demone consonante e tematico, diventando il ciclo e la pasta notturna dell'atomo, la sua filigrana, pur adombrando territori lupeschi e imprevedibili, quanto arditi e lontani.
Io che cerco di dire qualcosa, divento lontano da me, non ho altra scelta. Ho bisogno di corrompere l'atmosfera rassicurante di quella membrana creaturale, dove il processo creativo è condizionato da uno spasmo di volontà e di verità di questo volere acerbo ma intimo, affamato delle mie certezze, dei miei agi, delle mie vecchie canzoni. Voglio ottenere tutto quello che non conosco e solo attraverso una distanza dolorosa quanto emozionante da me, riesco a sentirmi davvero vivo e consapevole dei miei strumenti di lavoro, della loro fallibilità e impermanenza. In certe lontananze si ricompatta una vera intimità, un proprio incesto selvatico e accanito con se stessi. Come negli affetti, nelle situazioni più forti del mio passato, sono state le grandi distanze a darmi fibra e tono in riferimento a persone, condizioni, eventi, speranze, innamoramenti. La mia lontananza da me implica l'abbandono alle correnti emozionali che mi flettono verso nuovi sentieri e circostanze, senza spezzarmi l'osso del collo, pur affidandomi alla purezza del triplo salto nel vuoto. La flessione stessa nello slancio senza rete, è la garanzia di una stabilità e di una sicurezza che mi mantiene a terra. La ricerca di una strada, in qualsasi modo questa strada si dispieghi, si costruisca o accada, rimane fatta, ancora secondo me, di una sequenza di più strade diverse e irriconoscibili, che garantiscono alla fine la speranza di un'unità metasemantica, di una soglia franca e primordiale di contatto con la propria voce in formazione, adeguata alle continue frizioni ed extrasistoli che dicono e sbandano ancora del mio passo sparso sul sentiero battuto interpoderale, o sul tappeto volante bagnato di pioggia. In ogni caso.
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