L'adattamento libero dal romanzo di Cassola "Una relazione" è una lunghissima carezza, al grande cinema e alla letteratura. Ho rivisto il film "L'amore ritrovato" questo pomeriggio, dopo molto tempo. Ho letto il romanzo di Cassola dopo aver visto il film per la prima volta, diversi anni fa. Carlo Mazzacurati ha trovato il filo poetico della storia e lo ha disteso, in modo mirabile. Senza voci alte, senza grida. I treni nel fumo della sera non hanno tempo. Così i visi, nelle sfumature e nei dettagli, nelle grandi distanze, sono scorporati da ogni possibile déjà vu, e ritornano freschi, fraseggi ariosi e tristi di campagne, passi giovani, insicuri e svagati della loro bellezza, le tende bianche di Livorno sul mare.
Il cuore della storia si snoda attraverso la precisione di questa bellezza, e della limpidezza delle immagini dei luoghi, trattati come visi ispirati, che ingoiano.
Quelli del dubbio nella notte, con l'uomo Accorsi che di spalle e col cappello, osserva le finestre dalle luci gialle, le ombre, le imposte chiudersi, le voci allarmanti e la sfumatura nell'immagine successiva della locomotiva che curva il binario all'uscita della galleria, in contrappunto all'ultima risonanza della musica di Piersanti.
E ancora altri momenti delicati quanto incisivi e potenti:
il tramonto a Livorno, dopo l'uscita dal cinema. I sorrisi di Maria. La discesa improvvisata nel paese sconosciuto, verso sera. Le luci delle giostre. L'abbraccio tra le catene della ruota e i visi che guardano, sospesi dal basso. Il treno nella pioggia. Le luci della notte. Le parole al ristorante: "Vorrei che oggi non finisse mai... . La poesia che Messeri declama nel fioco vagone, dopo la rincorsa, che ferma e inchioda il protagonista alle sue ombre passate e ancora così vicine.
Incantevole e imperdibile, come tutte le carezze che quasi non si sentono.
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