Momenti illuminati: una ragazza che ascolta la radio, su di un prato, a pancia sotto, muovendo le gambe sospese. Due ragazzi che giocano con un frisbee, poco lontani. Un silenzio, appena scosso da qualche sibilo. E poi il nulla intorno. Nulla di più. Avverto illuminati momenti ordinari, comuni, come questo: quasi al confine con l'oblio, con il fatto di poter essere anche non afferrati non solo nella loro illuminazione, ma nel loro semplice compiersi o estinguersi nel loro stesso compimento. Quando accade che siano al confine tra l'ordinario e il nulla, quel nulla che non è ancora degno di essere ordinario, solo in quel caso accade che diventino dei momenti illuminati, quindi percepibili in un altro strato di realtà. Sarebbe bastato un solo elemento, anche piccolissimo, diverso da quella situazione e tutto si sarebbe perduto. Il volume della radio della ragazza. Il tipo di musica. Il colore della sua camicia. Il movimento dei suoi polpacci sospesi. Ma anche la posizione dei ragazzi. Il loro sorriso nello slancio, il loro impegno nel gioco quanto il sibilo del frisbee, quasi impercettibile, quanto il sentirsi vivi in quel momento di luce piena e anche scomparsi a se stessi.
Tutto assolutamente fragile, quanto doloroso e illuminato.
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