Zeruya Shalev |
Leggere libri del genere, dovrebbe far pensare a quanto andrebbe pesata e interiorizzata ogni parola, prima di metterla in gioco e di condividerla. Lo splendore tentacolare e poco rincuorante di questo romanzo è uno squarcio abissale sui sentimenti e sui misteri dell'anima dell'essere umano, dove si evince, nel contempo, che il gioco delle parole sia una delle sfide più emozionanti quanto pericolose per uno scrittore. Forse la forma espressiva più potente e immediata, quando raggiunge questi livelli. Non riesco a trovare altre parole e nessuna altra misura, al momento, per impastare nello spazio di un post una colata lavica di questa portata.
Ecco, forse, il mio grido.
Ecco, forse, il mio grido.
0 commenti:
Posta un commento