L'epistolario tra Henry Miller e Brenda Venus, rappresenta un altro squarcio sul mondo dello scrittore Miller, ma anche sull'uomo, sull'artista, sul filosofo, sul mago di acquerelli. Sulla sua visione della vita, del sesso, della religione, della letteratura. In ogni spasmo d'estasi si coniugano terreno e divino, sacro e profano, concreto e astratto. Un poliedro luminoso di trame e di possibilità avvinte in un amore sconfinato per quel solo istante, con tutta la sua poetica e unicità. Contagioso! La passione evinta dalle lettere parla di un apparato interiore complesso, ma nello stesso tempo accessibile, per chi abbia la sintonia alla percezione delle sue principali coordinate, a quel particolare tocco fluido e segreto da imprimere all'esistenza di quell'attimo. Un apparato che ha nella sua armonia il mistero costante della dissonanza.
Ho incontrato per la prima volta il mondo di Miller a circa quindici anni di età. Ero da solo, nella mia casa al mare, con le persiane già abbassate per buona metà, in attesa che degli amici più grandi venissero a prendermi per portarmi con loro, in alcune spiagge lontane da quella che frequentavo abitualmente. Nella loro attesa cominciai il libro, "Tropico del cancro" iniziandomi a un percorso che dalla penombra di quel mattino estivo non mi ha più lasciato.
Ho incontrato per la prima volta il mondo di Miller a circa quindici anni di età. Ero da solo, nella mia casa al mare, con le persiane già abbassate per buona metà, in attesa che degli amici più grandi venissero a prendermi per portarmi con loro, in alcune spiagge lontane da quella che frequentavo abitualmente. Nella loro attesa cominciai il libro, "Tropico del cancro" iniziandomi a un percorso che dalla penombra di quel mattino estivo non mi ha più lasciato.
E dentro queste lettere, nonostante i suoi 84 anni e le sue malattie, Miller non sacrifica nulla della sua capacità di dare, del suo ardore e della sua trascinante intensità, che travalica tempo, regole e convenzioni di sorta. Come accade all'amore, quando è vero.
Tra i vari momenti di questo lungo tragitto, ve n'è uno molto bello sull'arte e sulla scrittura, che mi ha avvinto e convinto all'istante, della sua potenza e genuinità, quanto della sua tremenda verità.
Eccone uno stralcio, da una lettera di Henry Miller a Brenda Venus del 25 aprile 1978:
"Una delle prime cose di cui devi renderti conto, se sei un'artista seria, è che l'arte non ha regole. Tutte le altre cose sotto il sole ne hanno, ma l'arte no. Con l'arte sei libera, purché tu obbedisca agli ordini del tuo cuore, non a quelli della mente. (Sai niente del movimento dadaista? Fu un fatto straordinario. Purtroppo non sfondò col pubblico. Aveva a che fare con "clown e angeli" e idioti, traditori, canaglie. Era come ridiventare bambini, ma bambini indisciplinati. [...]
[...] Torniamo alla faccenda dello scrivere...Brenda, la letteratura è come la musica, la pittura o qualsiasi altra arte. Devi essere sempre te stessa. Non significa che ne trarrai presto dei profitti. Troverai anzi tutte le tagliole e le trappole che hai conosciuto alla TV. In ogni campo, si tratti di arte, d'amore o che so io, ha un certo peso il caso, un peso piuttosto grande, direi. Impara a coltivare il caso, a riconoscerlo a prima vista. Non assillare il tuo astrologo. Impara a conoscere il tuo cuore e la tua mente. Segui i tuoi istinti. E ricordati (ma sono sicuro che te ne ricordi!) che il successo esige sacrifici. Il successo, che pure sembra essere l'obiettivo, è il tuo maggior nemico. Direi: Non cercare di essere il numero 1, sii semplicemente ciò che sei. Siilo pienamente e costantemente. Be', eccoti servita". [...]
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