sabato 14 marzo 2015
Notturno, di Alfonso Gatto
Notturno
I bambini che toccano il clamore
e le spoglie invisibili di piume
che vanno al proprio lume.
Forse l'amore è sempre un altro amore
e l'odore al ricordo un altro odore,
di là dove nei muri voce a voce
s'accostano le case, dove al buio
fresco dei baci la stradina è stretta,
sempre più stretta. Resta il tremolio
della notte con noi, nelle tue braccia.
* * *
Quante volte mi fu vicina, quante
la morte per sorprendermi, quel giorno
che uscendo dalla nebbia, dalle piante
del parco solo me la vidi intorno
una striscia d'azzurro sull'argento
del cielo, alla mia gola con la mano
(stretto) senza più voce mi trovai col mento.
Non ricordavo il sonno, era passata
la notte sulla ghiaia dei miei denti.
Alfonso Gatto
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