Scelgo questo estratto per quanto mi abbia colpito e irretito, fin dalla sua prima lettura, così come tutto l'intero affresco dal quale è stato scelto. Un lavoro dolorosamente misterioso, e insisto con l'avverbio, dolorosamente, anche se può sembrare invasivo, intriso di lontananza, ingombrante e poco lineare: dolorosamente misterioso: ma non riesco a trovare altre parole per scrivere o descrivere di quello che ho provato e che ancora provo, di fronte alla circuizione più pura e assoluta che riesce a mietere questa sacca di angoscia.
A voi:
"Quando era bambino la nonna lo aveva portato con sé a
raccogliere more in un bosco fitto, dove i due si erano completamente smarriti.
Avevano continuato a cercare un modo per uscire dal bosco, ma non ci erano
riusciti. Ad un tratto si era fatto buio, senza che loro avessero ancora
trovato una via d'uscita. Continuavano a camminare nella direzione sbagliata.
Infine i due, nonna e nipote, si erano accovacciati in un fosso e avevano
passato la notte così, con i corpi stretti uno contro l'altro. Anche il giorno
seguente non erano stati capaci di uscire dal bosco e anche la seconda notte
l'avevano passata in un altro fosso. Soltanto nel pomeriggio del terzo giorno,
avevano trovato una via d'uscita, sia pure in direzione opposta rispetto a
Salla, il loro paese.
Completamente sfiniti, erano riusciti a raggiungere la casa
più vicina, una casa di contadini.
Da questa avventura, che aveva portato la nonna rapidamente
alla morte, il nipotino, che a quell'epoca non aveva ancora sei anni, era stato
rovinato per sempre."
Thomas Bernhard dal romanzo "Perturbamento"
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