Scrivere poco e togliere molto, ancora più di quel poco.
Oggi si incita a buttare fuori il più possibile, come se nel gesto quantitativo si moltiplicassero le possibilità di mietere parole di valore. testimoni del proprio ingegno. Scrivere molto è valere quanto hai gettato in un giorno, come il contadino, il medico di notte con i tempi fiumi di una flebo, la mano bianca sul polso sottile che non risponde. Il netturbino, un caffè della mezzanotte, le corde si son rotte...
Non importa la qualità o la natura del seme. Nemmeno il terreno, ma la folata calda del tuo getto, è così che un po' si ragiona. La nuvola di fumo, e il resto che verrà...
Dipende, non sempre sarà così, quasi mai sarà come si crede, come si spera, come ti si dice di credere e di sperare: può essere utile come training, ma non sempre i metodi collaudati vincono. Non basta un solo metodo. Nemmeno mille metodi o milioni di metodi saranno sufficienti a sancire la qualità del seme e del terreno. Il rapporto tra i due elementi, sempre più oscuri. Puoi gettarne uno solo, buono, in un terreno adeguato, o al contrario perdere un'intera esistenza con semi buoni in terreni sbagliati o semi cattivi su terreni buoni. O entrambi inadeguati.
Scrivendo poco e togliendo molto, ancora più di quel poco, mi accorgo e poi mi accordo.
Qualche volta mi ricordo.
Qualche volta mi ricordo.
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