step 3: proseguendo nella scorsa: adesso, da quando la voce narrante si accinge a narrare all'interno del già narrato, (sarà stato un caso, ma questa sorta di piccolo labirinto non mi dispiace). Dunque, il suo inizio pare stonare, perché non si concentra sul fatto, ma sulle rimembranze o sugli echi del possibile fatto. Quindi riprende la tessitura iniziale, poco scandita, una marcia turca di lumi e di suoni, che hanno qualcosa del Natale e qualcosa del sogno o della sublime solitudine di chi è solo in un giorno di festa; ché forse da soli si sente meglio o si vedono le cose sotto un'altra luce: questo sarà un percorso creativo del lettore, dipenderà dalle luci o dalle voci che avvertirà scendendo i gradini dello strano sviluppo. Il personaggio e voce narrante, ascolta dei rumori e non dei fatti. Questi rumori diventano immagini e queste immagini rievocano situazioni non definite ma appena accennate. Il tactus barocco di una nota appena accennata prima della reale esecuzione. La storia entra ed esce dal suo cuore, con la delicatezza di un fantasma, lasciando la stanza buia in balia di cavallucci a dondolo, che sbattono come dentiere dall'appartamento del piano di sopra, dove abitano la dattilografa con le mani da pianista e il marito, con i capelli tinti lucido da scarpa. E ancora: risate di una coppia — ancora suoni che rievocano immagini — la donna porterà un cilicio al confine col morso dell'autoreggente. L'uomo si pettina i capelli con l'acqua. Cosa c'entra tutto questo con l'accaduto o con il possibile narrato? È parte dell'attesa e dello stesso orgasmo del titolo. I messaggi poco chiari, appena luminescenti, saranno l'annuncio impalpabile che in quella notte qualcosa sta cambiando. Intorno a quei suoni e a quelle immagini, vi è già il dito di qualcuno che ruota nell'anello di un vecchio telefono. Credo che in questo blocco, vi sia l'anticamera del suono cuore della storia, che si fa spettro dei suoi spettri, tra volute grigie di erotismo e di spavento.
Il link per il racconto: "La petite mort".
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