venerdì 31 gennaio 2020

Foto di scena da "Due tram nella nebbia"


Queste immagini sono estratte dal video della prima serata di Belli Corti 2020. In scena Umberto Rennella, Giulia Marrani e Giordana Mongardini, durante la prima dell'atto unico "Due tram nella nebbia", di Luigi Salerno, con la regia di Micaela Seganti.

Giulia Marrani, Umberto Rennella e Giordana Mongardini

Giulia Marrani e Giordana Mongardini
Giulia Marrani, Umberto Rennella e  Giordana Mongardini

Giulia Marrani e Giordana Mongardini

giovedì 30 gennaio 2020

Belli corti 2020: prima serata


mercoledì 29 gennaio 2020

Profitto e valore


Non farti sedurre dal pensiero che ciò che non produce profitto sia senza valore.


Arthur Miller

martedì 28 gennaio 2020

L'intimità di ogni distanza e i due tram nella nebbia




Sabato sera, al Nuovo Teatro San Paolo, è stata rappresentata la mia pièce "Due tram nella nebbia", un atto unico con la regia di Micaela Seganti e con Giulia Marrani, Giordana Mongardini e Umberto Rennella.
Non essendo presente alla prima, mi è stato chiesto di preparare un breve testo che la regista avrebbe letto in pubblico, poco prima della messa in scena.
Eccolo:

Cari amici,
nell’elaborazione di questo piccolo atto unico, mi accorgo di aver vissuto, e quindi  in buona parte anticipato, quello che sto provando in questo momento, nell’essere lontano dalla sua prima luce e dall’amore che sono certo vi sia stato profuso – e solo per colpa della mia distanza, che è solo in chilometri. 
In effetti tutto quello che si smuove tra questi personaggi è fatto di questa delicatezza che appartiene all’intimità di ogni distanza, fino a quelle più o meno incolmabili, che spesso creano legami e nostalgia e amore del presente, immaginandomi quello che mai sarà di quello che mi sono perduto di questo viaggio di sola andata di Micaela, Giulia, Giordana e Umberto, che mi hanno, e spero vi abbiano dimostrato, che forse è vero che solo le cose più lontane – e nebbiose – sono delicate.
Per me stasera è così...
Grazie infinite
Luigi


mercoledì 22 gennaio 2020

Semifinale Blu - Belli Corti 4° Edizione

martedì 21 gennaio 2020

"Due tram nella nebbia", di Luigi Salerno


Sabato 25 gennaio, alle 20.30, il mio corto teatrale "Due tram nella nebbia", sarà rappresentato al Nuovo Teatro San Paolo di Roma, insieme ad altri tre lavori semifinalisti.
"Due tram nella nebbia" sarà diretto da Micaela Seganti, con Giulia Marrani, Giordana Mongardini e Umberto Rennella.


lunedì 20 gennaio 2020

Erinni

venerdì 17 gennaio 2020

"Lezioni di poesia", di Luigi Salerno in semifinale a Belli Corti



Il mio monologo "Lezioni di poesia", sarà rappresentato venerdì 7 febbraio all'interno della rassegna drammaturgica Belli Corti, organizzata dal Nuovo Teatro San Paolo a Roma, e giunta alla sua quarta edizione.
Il monologo, diretto da Simone Carchia e interpretato da Riccardo Benforti è inserito nella semifinale arancione, da cui saranno decretati i monologhi finalisti.


mercoledì 15 gennaio 2020

Belli corti: Semifinale blu




Sabato 25 gennaio primo appuntamento con i quattro corti semifinalisti nella Semifinale Blu al Nuovo Teatro San Paolo, Roma.


lunedì 13 gennaio 2020

"Il vincolo cieco": recensione di Ilaria Casertano su Eroica Fenice


Il vincolo cieco, di Luigi Salerno: ne parla Ilaria Casertano su Eroica Fenice.

sabato 11 gennaio 2020

Erinni, di Giancarlo Loffarelli. Regia di Margherita Adorisio e Maurizio Faraoni


Lorenzo De Liberato, Ferruccio Ferrante e Mary Di Tommaso

Mary Di Tommaso

Ferruccio Ferrante, Andrea Monti e Mary Di Tommaso

Mary Di Tommaso e Ferruccio Ferrante

Lorenzo De Liberato e Ferruccio Ferrante


venerdì 10 gennaio 2020

L'attore extraordinario, di Ken Rea




lunedì 6 gennaio 2020

Quando penso...




"Quando penso ai tanti spettacoli cui ho assistito e in tante lingue diverse, quando penso agli strani quartieri nei quali si trovavano questi teatri e ai miei viaggi di ritorno, spesso a piedi, spesso attraverso venti gelidi o in mezzo al fango, quando penso alle personalità veramente straordinarie che si urtarono con la mia, alla folla di idee che conobbi per interposta persona, quando penso ai problemi di altre epoche, di altri popoli, e al magico misterioso denominatore che mi permetteva di afferrarli e di soffrirli, quando penso agli effetti che certi lavori ebbero su di me, e attraverso di me sui miei amici, o anche su gente a me sconosciuta, quando penso a questa marea di sangue, di linfa, di oscuri e screziati pensieri che sgorgavano in parole, in gesti, in scene, in estasi, quando penso quanto totalmente e inesorabilmente umano fosse tutto questo, così umano, così salutare, così universale, la mia stima per tutto ciò che ha a che fare con il teatro, con gli scrittori di teatro e con gli attori, arrivo a un grado di esaltazione. 
[...] Attraverso il teatro troviamo la nostra comune e individuale identità. Ci rendiamo conto che siamo siderali quanto terrestri. [...]".

Henry Miller, Il teatro (da I libri nella mia vita)


domenica 5 gennaio 2020

Id _Leonardo (AA.VV.) BookTrailer





venerdì 3 gennaio 2020

La voce e lo spettro


Ricominciare. Ogni mattina come se fosse la prima. Una parola nuova, che non decide e non conosce nulla di quelle che l'hanno preceduta, nemmeno dell'ultima. Sembrerebbe che sia sempre tutto da rifare, da riazzerare. Una parte di me che scrive e che riprende il contatto con l'abisso della pagina, interrotto semmai la sera prima, non conosce quello che io abbia mai fatto, compiuto e anche negato dei miei precedenti getti. Tutto potrebbe accadere e precipitare alle mie spalle, come se nella mia vita non avessi mai scritto, e la parola della mattina fosse davvero la prima della mia esistenza. 
Prima di cominciare il post, guardavo con sgomento a diversi manoscritti di qualche anno fa, di lavori lunghi, più o meno consistenti e ispirati, dove non ho riconosciuto quasi nulla della persona che sono e che sento adesso, della mia definizione emotiva, cognitiva e stilistica – intendo quella che percepisco oggi, e che forse, a distanza di tempo, mi sarà ancora negata nell'evoluzione di un successivo disconoscimento. 
È anche per questo che forse scrivere è confinarsi e condannarsi a morte, e ricominciare ancora, per cercare di recuperare una mancanza che si è percepita e che dovrebbe fissare ancora una zona di progressivo incompimento, che forse sarà lo sfondo costante di ogni diagnosi di processo creativo nella rielaborazione di una propria voce. La voce incompiuta che ritorna, riportando lo stesso gelo dell'arrivo di uno spettro, nel tepore di una stanza chiusa.



giovedì 2 gennaio 2020

Gallery del Nuovo Teatro San Paolo di Roma



Condivido la suggestiva galleria di immagini dalla produzione del Nuovo Teatro San Paolo, dove il 20, 21 e 22 marzo sarà rappresentata la mia pièce in tre atti "Le due stanze del colloquio", diretta da Ferruccio Ferrante.



mercoledì 1 gennaio 2020

Risonanze


Nella dinamica di ogni mentre, mi auguro sempre la possibilità di una risonanza: di quel passaggio ulteriore che si sprigiona dal margine del finito per ritornare a proporsi, alle spalle dello scrittore, dentro la creatività e il potere immaginifico di ogni lettore. Questo mentre progressivo, in cui credo, sarà parte viva di ogni frequenza creativa che vincoli il lettore e lo scrittore alla stessa pagina, confondendoli in una sola figura mutante e ispirata.
In ogni fraseggio creativo, nella costruzione anche di un solo paragrafo, spero sempre che quel terreno sia quanto meno predisposto a questo gioco sottile di transumanze e fecondazioni, quindi di riscrittura infinita, che continui, o che incominci davvero, solo quando il libro è stato chiuso. 
Se si inquadrasse l'impianto tonale e potenziale di un'opera nella vibrazione di questo nuovo impulso, forse il quadro di indagine sarebbe ancora più ampio, intendo nel configurare in ogni tentativo di espressione quel luogo fecondo di riverberi sottili, rispetto a un altro che invece ne sia orfano, e che pur nella sua perfezione strutturale riconsegni alla parca tranquillità di un vuoto. 
Eppure, nonostante potremo incontrare diverse varianti di rielaborazione, anche all'interno di una sola pagina, spero sempre, e di cuore, che le stesse siano sempre sconfinate a percepire il passaggio di ali successivo all'esperienza temporale in sé, anziché l'ortodossia del noto/statico (e non più estatico) all'interno di quell'unico flusso esperienziale configurato, che di solito non si completa mai se non in un corrispettivo – anche se non così frequente –  illogico altrove.