sabato 30 luglio 2016

Notturno irpino


Di notte:
tra i sassi
freschi nel buio
fremono alberi
come carrozze,
senza selciati
e certezza 
di tempo.
I fiochi rumori 
raggelano
i moti d'aria
degli occhi,
e visi minuti
alla deriva
compaiono,
scompaiono
dai vetri
di finestre 
di cucine,
ospedaletti
di montagna 
e firmanenti 
di pigiami
di moccio azzurro
su pochi colori,
tra nuove cime 
e lontananze
coraggiose
di corriere
schioccanti
nelle curve
mute del sisma;
poi una stradetta
in leggera salita,
e una
piccola 
lanterna
rosata
di fumo
e mosche, 
che adesso
fiuta e strema 
lo spasmo
silenzioso 
di un altro 
incontro,
dov'è il 
passo caldo
di una ragazza
in un tormento,
svelato nella
tenebra fitta 
del suo 
tuono
di latte.
Mentre tutto
ancora vi tace:
quanto la sciarpa 
folta della morte
travolge di pace
la cornetta
appuntita
della suora 
francese...
se ancora 
riscrive
nel vuoto
lupesco
del
sonno
ma poi 
ritorna 
daccapo –
col suo frusciare
lentissimo 
di calamaio –
riflessa ormai 
dai secoli
invisibili
della candela
sulla 
parete
celeste,
da una casa
d'argilla 
diroccata
di lucciole.

l.s.


































giovedì 28 luglio 2016

Accettare


Accettare dei compromessi, perché il proprio linguaggio ritrovi in qualche modo un suo spazio maggiore di accoglienza, una sua collocazione. Credo che oggi sia indispensabile stabilire i margini di questo compromesso: quello che va attenuato, modificato, disossato, annullato. Partendo dall'estetica del linguaggio, o anche solo sui temi? Sul tipo di trama, sui tempi, sulla durata, sulle sensazioni, sullo stile? O su cosa più?
Ma non credo nemmeno che attenuando, modificando, disossando, si raggiunga il compromesso voluto, che in qualche modo metta d'accordo. Non penso che esista una verità, ma una serie di congiunzioni, spesso misteriose, astratte e non tanto pianificabili. Forse il sale di quest'avventura sarà dato anche da questa frustrante imponderabilità che annebbia e avviluppa un po' il tutto. Io non mi esprimo per cercare una stasi, un'accoglienza, un accordo, un compromesso. Ma per smuovere foglie, terriccio  e per spalancare le finestre delle mie stanze chiuse. Per creare dubbi attraverso le mie emozioni e creare emozioni attraverso i miei dubbi. Forse. Nella mia sfera creativa vorrei uno spazio diverso, meno asfittico e ortodosso. Altrimenti che senso ha?
Il compromesso con qualcuno ha bisogno, in ogni caso, di un contatto vivo, di uno spazio aperto di scambio, di condivisone. Di una stagionatura di rapporto diretto, de visu, dove la mail sia solo un elemento accessorio, uno start e non lo strumento essenziale dove tessere una relazione in attesa di successiva sentenza.
Ritornando alla questione prettamente estetica di un certo linguaggio, possibile che per qualcuno quel passaggio sarà troppo sfarzoso. Non va bene scrivere con sfarzo, con troppi ornamenti, si dirà. È male fraseggiare, vocalizzare di troppi arpeggi la propria idea.  Si potrebbe obiettare: lo sfarzo e l'ornamento potrebbero non essere e rappresentare la stessa cosa. Potrei essere ornamentale e non sfarzoso, nel senso dell'utilizzo di un ornamento pudico, non troppo esteso. Ma anche gli sfarzi in un paragrafo possono non essere ornamentali. Si potrebbe essere sfarzosi per la sola scelta dei suoni o dei singoli segni in un discorso e non tanto per la forma sintattica complessiva. Uno sfarzo di significanti, intendo e non solo di significati, quindi. E così, avanti, all'infinito, alla ricerca di un punto d'accordo irraggiungibile.
Molto spesso, analizzando i discorsi nei confronti di una certa opera, ci si perde in codici che hanno significati totalmente diversi tra gli interlocutori. Dove anche una sola parola si affaccia su paesaggi, suoni e colori diversi. Il senso del discorso e dell'approccio a una certa opera, si staglia nella maggioranza dei casi su linee di pensiero abissalmente diverse e incompatibili.
Ho letto tempo fa alcuni racconti di Carver in due versioni: una editata, l'altra spoglia da interventi. Nella seconda versione quei racconti cantavano, avevano un'apertura e una profondità davvero particolari. Parlo della versione più selvatica dei racconti di "Principianti".
Concludendo: accettare dei compromessi sul proprio linguaggio, non significa prendere – o far prendere – le proprie idee a colpi d'ascia.
È tutto:

















mercoledì 27 luglio 2016

Tema in classe (ad Adele...)


Tema in classe (ad Adele)

Dagli occhi molto stanchi
della studentessa dell'ultimo banco,
col viso spento contro la finestra,
sfumavano i viali calmi, lautunno,
i lampioni lontani rimasti accesi 
intatti nel silenzio del tema.

Un cane camminava storto
e diventava una lezione,
col suo sbandare zoppo
dietro gli occhiali rotti
del piccolo osservatorio;
e intanto il cappotto semiaperto 
di quella streghina vispa di terza
paventava una pagina di storia:
la sua sigaretta nella pioggia
capoverso di una lenta magia,
dalla frangetta della sua scia
al fianco buio di un fidanzamento.

l.s.




















martedì 26 luglio 2016

Solitudine


Ma le mie urla
feriscono
come fulmini
la campana fioca
del cielo.

Sprofondano
impaurite.

Giuseppe Ungaretti, da Naufragi – Vita d'un uomo (Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917)

























domenica 24 luglio 2016

Diversi anni fa


Una mia carissima amica, diversi anni fa, andava a pattinare sul Lungomare degli Inglesi, a Nizza. Un luogo da lei molto amato, che nel periodo in cui lo ha vissuto e frequentato le è stato di grande conforto. Adesso questa mia amica è un cardiochirurgo molto in gamba e ha a che fare con le dinamiche della vita e della morte da una prospettiva molto particolare, dovendo essere lei, adesso, di grande conforto per gli altri. Quando l'altra sera mi ha raccontato delle sue lunghe pattinate a Nizza sul Lungomare degli inglesi di diversi anni fa, ho avvertito nella sua voce, come nella sua espressione, molto dolore e sconforto; una muratura spessa di dolore e di sconforto. Una sorta di misterioso controtempo, che dava alle sue parole, al ritmo e al suono grondante del presente una nuova, perniciosa densità di finito e di inconsolabile. Il tipico dolore che si intreccia nei ricordi e li rende eterni della loro fine, impregnandoli di una loro insanabile viscosità. 
Nel ricordo di quelle lunghe pattinate sul Lungomare degli Inglesi adesso vigeva un altro regime. Con altre regole, altre luci, altre prospettive di paesaggio. E solo aprendo ancora un altro sterno, nella sua difficile professione, e pensando a riparare un altro cuore umano, forse quella pattinata lontana nel tempo, in qualche modo e per qualche attimo si libererà dei suoi spettri, come diversi anni fa, pensando.

















































sabato 23 luglio 2016

Eppure


Le motivazioni logiche per non scrivere le avverto  molto più forti e più stabili di quelle che invece porterebbero a scrivere. Il rinunciare a qualcosa di così impervio e tremendo, avrebbe – credo – più forza, senso e ardore del mero persistervi.
Da un punto di vista prettamente razionale, quindi, sembrerebbe che occupare del tempo e investire delle energie e degli sforzi considerevoli per qualcosa di così vago, assurdo e incerto, rimarrebbe e permarrebbe un grosso azzardo, se non una pura follia o malìa narcisistica. Senza una certa richiesta specifica e diretta a esprimere i propri pensieri, sentimenti, emozioni in parole, – o quanto meno una minima accoglienza o curiosità – il tutto sembrerebbe attorcigliarsi intorno al vuoto abissale e caotico di se stessi e dei propri filamenti di sogno o di invasamento, in un vago attorcigliamento adolescenziale, di solito patologico se non patetico e a volte molto più frustrante, spaventoso e doloroso, che non consolatorio o balsamico. 
Eppure:
– in questo eppure, credo che risieda tutta la profondità misteriosa e spiccata del senso. Soltanto e ancora lì. Laggiù.











































giovedì 21 luglio 2016

Due frammenti sull'impossibilità di scrivere


"Scrivere sull'impossibilità di scrivere è un atto che esprime perfettamente la patologia della creazione."

"L'impossibilità di scrivere è la ragione stessa dello scrivere."

Luigi Reitani, estratti da "Autoritratto dello scrittore come uomo che invecchia".


































giovedì 7 luglio 2016

La città vuota e Terni


Il nostro progetto "La città vuota" è stato citato e incluso tra le iniziative cinematografiche e audiovisive ospitate dal territorio di Terni, nell'articolo "Il cinema a Terni segno di vitalità e capacità organizzative".


































martedì 5 luglio 2016

Schemi mentali e costruzioni


"Ci sono schemi mentali che portano a credere di aver dato vita a qualcosa di definitivo, di immutabile, e un momento dopo è già tutto finito. Una costruzione di cemento armato non è molto diversa da una casa costruita con le carte da gioco. Per ognuna basta che arrivi il colpo di vento giusto".

Thomas Bernhard