Da questa patina di oblio, che avvolge spesso la risonanza di un romanzo nel tempo, un estratto bellissimo di Kundera, dalla parte settima"Il romanzo, la memoria, l'oblio", della sua opera "Il sipario":
"Chi legge un sonetto di Baudelaire non può saltare una sola parola. Se gli piace, lo leggerà più volte e, forse, ad alta voce. Se gli piace da impazzire, lo imparerà a memoria. La poesia lirica è la roccaforte della memoria.
"Chi legge un sonetto di Baudelaire non può saltare una sola parola. Se gli piace, lo leggerà più volte e, forse, ad alta voce. Se gli piace da impazzire, lo imparerà a memoria. La poesia lirica è la roccaforte della memoria.
Il romanzo, invece, è di fronte all'oblio un castello scarsamente fortificato. Se occorre un'ora per leggere venti pagine, un romanzo di quattrocento pagine richiederà venti ore, quindi, diciamo, una settimana. Raramente abbiamo un'intera settimana libera. È più probabile che tra una lettura e l'altra intervengano pause di parecchi giorni, durante i quali l'oblio allestisce subito il suo cantiere. Ma l'oblio non opera solo durante le pause, prende parte di continuo alla lettura, senza un attimo di tregua; mentre giro la pagina, già dimentico quello che ho letto; tengo a mente solo una specie di riassunto indispensabile per la comprensione di quello che verrà dopo, mentre tutti i dettagli, le minime osservazioni, le espressioni incomparabili sono già cancellate. Un giorno, dopo anni, mi verrà voglia di parlare di questo romanzo a un amico, entrambi allora prenderemo atto che le nostre memorie, avendo fissato solo pochi frammenti di quella lettura, hanno ricostruito due libri completamente diversi. Eppure il romanziere scrive il suo romanzo come se scrivesse un sonetto".
Estratto da "Il sipario" di Milan Kundera
Estratto da "Il sipario" di Milan Kundera
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